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La salita di Ruben a Formello: un libro della memoria

Il libro di Daniel Sher è uno spunto per riflettere proprio oggi che si commemora il Giorno della Memoria

di Emanuela Gizzi
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Il giorno della memoria contro l’odio razziale

La salita di Ruben è un libro storico romanzato, di Daniel Sher, presentato ieri a Formello, in occasione del Giorno della Memoria.
La Sala Grande “Cav. Bruno Sbardella” di Palazzo Chigi ha ospitato un nuovo racconto sulla Shoah, denso come sempre di tanti spunti e che invita sia al ricordo, come atto dovuto, che ad una sempre più forte riflessione su quanto successo durante la Seconda Guerra Mondiale. Perché non si ripetano mai più certi orrori ma anche perché non si rischi di veder scomparire l’Olocausto dai libri di storia, quasi non fosse mai esistito.
Un concetto, questo, ribadito a più voci durante la presentazione del libro.
Non sono ombre i sei milioni di ebrei che vennero uccisi, e non lo sono nemmeno tutti gli altri perseguitati di guerra che a loro si aggiunsero, tra cui i prigionieri sovietici, polacchi e rom, e le persone con disabilità.
Una carneficina senza senso.

La salita di Ruben, di Daniel Sher, tra storia e memoria

Lo spunto su cui riflettere ce lo fornisce proprio l’autore de “La salita di Ruben”, Daniel Sher.
VI riporto fedelmente il suo intervento perché possiate trarne un vostro personale pensiero e diffonderlo.

“… L’identità è plasmata dalla memoria. 
Memoria e identità sono strettamente correlati. Ma la memoria non è la storia. Non va confusa la memoria con la storia, perché la storia racconta cosa è successo, la memoria racconta chi sono io.
La storia racconta dei fatti, la memoria individua una identità.
Quello che leggiamo nella storia è qualcosa che è accaduto ad altri, quello che viviamo nella memoria è qualcosa che è accaduto a noi stessi.
La mia memoria e la mia storia hanno fatto di me quello che sono oggi, ovvero quell’eredità di cui sono custode e che voglio trasmettere alle generazioni future. 

Senza memoria non c’è identità

Prendiamo per esempio il genocidio, la diaspora degli armeni. Tutti possiamo studiarlo, averne conoscenza,  ma nessuno può averne memoria, solo chi lo ha vissuto può.
Questa è la loro storia, non la mia storia.
Guardando alla Shoa, ecco, questa è la mia memoria.
E ho scoperto che è anche la vostra. Di voi Formellesi. Perché i formellesi sono stati testimoni di quegli eventi drammatici durante la persecuzione ebraica
Un cittadino per primo -Bruno Sbardella, che poi è divenuto sindaco negli anni sessanta- e poi tanti altri formellesi, hanno nascosto intere famiglie di ebrei, salvando loro la vita. E hanno perfino falsificato i loro documenti d’identità per facilitargli la fuga…”

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La storia di Ruben si intreccia alla storia di Daniel Sher

“… Cosa mi ha fatto venire in mente di scrivere questo libro “La salita di Ruben?…  Innanzitutto, Ruben è l’eroe del viaggio, da non sionista diventa sionista, dalla Lituania passa alla Francia e alla Svizzera, e attraverso Istanbul arriva in Palestina.
E’ una trama di fantasia ma essendo io un ricercatore, ho scavato per due anni nella storia, fatto ricerca, affinché potesse esserci una verità di fondo. Perciò ho incastrato le vicende del personaggio, Ruben, con i fatti realmente accaduti. 
A questa narrazione ho accostato alcuni elementi della mia biografia proprio perché la memoria della Shoa ha creato la mia identità.

Io sono nato a Vigevano, più italiano e provinciale di così non si può! Ma mio papà era lituano.
A 16 anni venne mandato dalla famiglia in Sudafrica e lì ha tirato su il suo business. Ma scoppiò la guerra e da quel momento perse completamente le tracce della sua famiglia. Decise di arruolarsi volontariamente, partecipò così alla Campagna d’Africa, nella sezione sudafricana dell’esercito britannico, e risalì la penisola italiana fino ad arrivare nella grande caserma di Casale Monferrato. Dico >grande< perché tutti i giovani fanno lì il servizio di leva.
Mio padre si stabilì in questo luogo, nei giorni immediatamente successivi alla liberazione, nel ‘45, e conobbe mia madre proprio quando lei e la sua famiglia stavano facendo ritorno a Casale Monferrato.
Nel ‘46 si sposarono e nel ‘48 nacqui io.

Mio padre non parlava mai della guerra. Le mie domande gli creavano dolore 

Dieci anni fa sono emigrato, ho intrapreso quella che si chiama aliyà, la salita, un percorso che hanno deciso di fare molti ebrei. Cioè sono andato a vivere in terra d’Israele, un passaggio che mi è sembrato giusto.
Volevo approfondire quello che era successo agli ebrei lituani e quindi alla famiglia di mio padre. Li ho cercati. Ho pensato che internet mi avrebbe aiutato a ritrovarli. 
“Sher” è un cognome comune tra i lituani, ho cercato tra loro, ma invano. Quindi li ho cercati nelle liste ufficiali e anche nelle liste non ufficiali.
Non avete idea di quanti elenchi ed elenchi di nomi ci siano!
Ma di loro niente, nemmeno una traccia.

A quel punto mi venne un dubbio. Storicamente successe un fatto: una settimana prima che i sovietici si ritirassero dalla Lituania, deportarono trentamila lituani, tra cui gli oppositori del regime sovietico, i filo sionisti, persone borghesi e seimila ebrei. 

Quindi, l’dea che mi sono fatto è che i miei nonni fossero in quel nutrito gruppo di persone, deportate cioè a un passo dalla liberazione.
Possono essere stati sterminati ma potrebbero anche essere sopravvissuti, io non li ho trovati e loro non hanno trovato me”.

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Il vuoto lasciato dalla Shoah

Questo viaggio impegnativo, la salita di Ruben, è dunque un viaggio indietro nel tempo che Daniel compie per ritrovare le sue radici.
Non è solo un’impresa letteraria ma una ricerca interiore, profonda, per andare a colmare quel vuoto rimasto nel cuore di suo padre, ma anche nel suo. Un vuoto che suo padre trasformò in silenzio e che invece l’autore riempie di parole.
Non accetta di aver perso tutto. E allora scava, scava, scava.
Scava nelle liste ma scava anche nella psiche di Ruben come se scavasse nella sua. La salita è il momento più alto, un bivio che li accomuna e che scelgono entrambi di intraprendere.

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Erano presenti all’incontro di ieri pomeriggio il Sindaco, Gian Filippo Santi, l’Assessore alla Cultura, Roberta Bellotti e il vicepresidente dell’Associazione Il Melograno, Rino Ascione, che hanno presieduto alla presentazione del libro ribadendo quanto oggi sia indegno il comportamento di quelli che si scagliano contro le vittime della Shoah.
Un esempio su tutti, le parole di odio che investono Liliana Segre ogni giorno, costretta a vivere sotto scorta proprio per le le minacce e gli insulti che riceve.
Come se non fosse bastato l’inferno che ha vissuto in prima persona e l’atto violento che l’ha separata dai suoi cari.
Presenti, anche il coro Kol Rinà, voci di gioia e di giubilo, di Gabriella Costanza, il coro dei nonni e degli adulti. Insieme hanno eseguito i canti ebraici tradizionali.

Il filo teso da Il Melograno ha raggiunto Gerusalemme, dove c’erano in collegamento: il Presidente, Giovanna Micaglio, e il Corrispondente Responsabile dell’Ufficio Rai per il Medioriente, Giovan Battista Brunori.
Anche loro, che stanno vivendo sotto i cieli bombardati della Palestina, hanno rinnovato l’impegno affinché Il Giorno della Memoria non sia solo un rituale, né semplicemente un giorno che per legge è deputato ad esistere, ma un momento alto di confronto intellettuale.
“… un momento per costruire una società dove si è liberi di potersi esprimere e dove non possano esistere le intimidazioni…”  ha detto Brunori a conclusione della giornata.

 

Per ordinare il libro “La salita di Ruben”
ci si può rivolgere alla “Libreria Le Rughe”,
presso il Centro Commerciale Odissea 2000
Formello
Telefono: 06 9012 4087.

Oppure sul sito di Belforte Edizioni

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Sono prima di tutto una viaggiatrice, annuso la vita e ne trattengo le radici. Quindi scrivo per piacere ma anche per lavoro. Scrivo perché senza non saprei starci. E poi fotografo perché la fotocamera è il mio psicologo personale. Cammino sempre con un animale di fianco, un gatto un cane un cinghiale un ippopotamo. Insomma converso. E poi scrivo di nuovo.

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1 commento

Sara Girgenti 27 Gennaio 2025 - 20:19

Grazie x la relazione sul libro la salita di Ruben, purtroppo avevo un impegno a Teatro e non sono venuta! Sei sempre presente agli importanti appuntamenti del nostro paese.
Ordinerò il libro assieme a quello dell Bruck
La donna dal cappotto verde! Un abbraccio e grazie ancora

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