Home VIAGGIO A REGOLA D'ARTE Tatà di Valérie Perrin: un libro con troppe trame?

Tatà di Valérie Perrin: un libro con troppe trame?

L’autrice di “Cambiare l’acqua ai fiori” è come sempre vibrante e camaleontica, ma nella mia recensione su Tatà troverete qualche nervetto scoperto

di Emanuela Gizzi
tatà-il-libro-scritto-da-valerie-perrin-nella-fotografia-una-donna-tira-un-bacio-all-aria-mentre-tiene-una-bambina-in-braccio

Le atmosfere di “Tatà”

Tatà di Valérie Perrin è un piccolo mattoncino di 597 pagine, scritto bene, come è solito dell’autrice, che sa surfare sulle parole e costruire una struttura complessa nella semplicità più assoluta.
Mi lascio coinvolgere subito dal titolo. Tatà, zia. Che gà ha un sapore di “familiare”, di ricordi e epoche antiche.
E poi, leggendolo, sa di giallo, atmosfere cupe, di introspezione e grandi pensieri.
Mi rendo conto sin dalla prima battuta che anche stavolta Valérie Perrin mi è vicina, come se avesse vissuto le mie stesse avventure, disagi sociali, drammi esistenziali.

Connessione intima con i quattro libri di Valérie Perrin

Era già successo che mi ritrovassi nelle trame precedenti della Perrin. Non so se vi è mai capitato di leggere un libro e sentirvi la protagonista della storia. 

Ecco, a me è successo proprio questo. Ero esattamente la protagonista di “Cambiare l’acqua ai fiori“, de Il quaderno dell’amore perduto e infine di Tre

le-tre-copertine-dei-libri-scritti-da-valerie-perrin-il-pirmo-come-cambiare-l-acqua-ai-fiori-il-secondo-il-quaderno-dell-amore-perduto-e-il-terzo-tre

Ora, con Tatà, d’impatto mi trovo catapultata fin dalla prima pagina al 2010, che per me è stato un anno spartiacque.
Al che, appena noto di nuovo questo filo che mi lega ai libri della Perrin, strabuzzo gli occhi.
Ma a mano a mano che leggo, stavolta mi rendo conto che non c’è nulla della storia che mi appartenga veramente.
Solo la descrizione che la Perrin fa di Tatà mi sblocca un ricordo.

Lei scrive:

Mia zia era la discrezione fatta persona, parlava piano per non disturbare nessuno,

non faceva rumore neanche quando tirava a sé una sedia,

era così delicata che sembrava muoversi e camminare nel silenzio”

Ecco, questa era anche mia nonna.

copertina-del-libro-Tatà-autrice-valerie-perrin-edizioni-e-o-nella-fotografia-una-donna-tiene-in-braccio-una-bambina-e-accosta-la-mano-alla-bocca-come-per-tirare-un-bacio-all-ariaIl quarto libro di Valérie Perrin: Tatà

Mi avventuro tra le pagine, con curiosità, ma senza divorarle, almeno non come mi succede quando un libro mi tira per i capelli.
Cambiare l’acqua ai fiori”, il mega bestseller della Perrin, per esempio, mi fece mancare il respiro per l’intensità della scrittura. L’ho amato profondamente e divorato in un solo giorno.
Con Tatà non siamo a quei livelli, ma anche in questo caso sa creare dei pozzi profondi in cui far calare il lettore perché scopra le sue verità.
Sicuramente il linguaggio dell’autrice scivola come olio, è pastoso, bello, e non possiamo dire che la Perrin non sappia costruire una trama, o non la sappia far vivere. Anzi, la sua caratura trasforma le lettere in una pellicola cinematografica.
Però in questo libro, pur apprezzando il ruolo dato alle donne, messe al centro della scena e legate tutte insieme da un filo sottilissimo che le rende complici, ci trovo forse troppa ciccia al fuoco.
Tatà” l’ho voluto come regalo di Natale, e mia sorella me lo ha fatto trovare sotto l’albero. Ma è stato soprattutto un desiderio sulla fiducia. O meglio, sulla scia di “Come cambiare l’acqua ai fiori”, ancora mi immagino di ritrovarmi coinvolta dall’ebrezza di quella scrittura fatta a regola d’arte.
Sinceramente, però, quella Valérie Perrin non l’ho più ritrovata nei libri successivi, nonostante il suo stile e le sue architetture siano sempre magistrali.
È assolutamente una delle autrici più interessanti di questo secolo. Fresca, operosa, attenta, familiare, energica.

Due Tatà di Valerie Perrin

Una trama di troppo? Due? Io credo di sì.
Una storia l’avrei proprio eliminata, non spoilero quale, ma capirete qual è.
La seconda è più una traccia, sono cioè i testi che rimandano a un futuro libro, inseriti tra un capitolo e l’altro con il font “courier”, ovvero il carattere ortodosso delle macchine da scrivere.
Valerie li mette in evidenza perché sia immediatamente chiaro si tratti della bozza di un libro. Questi, forse, li avrei ridotti più che eliminati.
La narrazione è talmente tanto arzigogolata che, soprattutto all’inizio, se leggi il libro dopo un paio di giorni sei poi costretto a rivedere le pagine precedenti per raccapezzarti.
Lei comunque, nonostante ciò, sa essere maestra negli incastri, nelle dinamiche, nella flessibilità con cui passa dal presente a un altro presente, al passato, e da un narratore all’altro.

audiocassetta-anni-sessanta-con-le-etichette-che-segnano-i-minuti-di-registrazione-sessanta-e-la-marca-tdkAdoro le audiocassette di Tatà!

La riesumazione delle audiocassette utilizzate da Tatà per comunicare con la nipote è una trovata geniale.
Un’essenza di vecchio, di usato, si impossessa delle pagine. Questo oggetto del ricordo, che è in controtendenza con i nostri tempi ipertecnologici, fa lievitare la storia.
Non tutti ovviamente ne possono avere memoria o averle utilizzate: sono scomparse trent’anni fa, soppiantate dall’avanzata dei cd.
Ma per chi le ha avute è un viaggio indietro nel tempo, molto piacevole.
In qualche modo, mentre leggo, mi faccio un’idea della trama, dei personaggi, ma non sono mai coerente nel pensiero. Cioè, in una pagina mi dico: bellissimo, bellissimo, che descrizione, che impatto, che scrittura. Nella pagina successiva, commento i troppi nodi da sciogliere, le troppe “carni” messe al fuoco.
Sono in contrasto con me stessa dalla prima all’ultima pagina.

Punti deboli di Tatà

Come già sottolineato, se la trama non avesse avuto tre fili conduttori ma uno solo, sarebbe stato un libro più efficace, forse perfetto. Soprattutto avrebbe dispensato il lettore dal ricordare cose di cui poi non se ne fa un bel niente.
Anche la risoluzione della storia (NON VI DICO CERTO COME FINISCE!) può lasciare appagato o no il lettore.
Io la trovo scontata, mi sarei aspettata qualcosa di meno inflazionato.
Ci sono troppe casualità che, per carità, il caso ci può stare, ma qui c’è una ridondanza di elementi che si ripetono, e che fanno virare bruscamente la direzione imboccata all’inizio dalla Perrin.
Cioè, fino a poco più della metà del libro, le vicende di Agnès e Colette sono realissime, passatemi il termine “casalinghe”; ma a un certo punto, la Perrin scioglie i nodi, e il prosieguo è fin troppo fantasioso.
Troppi doppioni (capirete perché), e troppe relazioni familiari concatenate.
Tatà di Valerie Perrin un po’ mi culla con l’eleganza delle parole e del costruito linguistico, un po’ mi sballotta per via di alcuni colpi di scena che rasentano il giallo. Un po’ mi sorprende perché gran parte delle pagine sono forti, misteriose, invitano a proseguire, anzi, ti tirano dentro; ma un po’ mi delude, perché mi sarei aspettata una verità diversa.

citazione-dal-libro-tatà-di-valerie-perrin-Perché certe scelte, Valerie?

Mi rendo conto -anche adesso che sto scrivendo le mie impressioni su “Tatà”- che il tira e molla mi-piace-non-mi piace si sta ripetendo.
Il libro mi coinvolge, è chiaro, altrimenti gli avrei dedicato due righe, però automaticamente faccio anche quattro passi indietro per chiedermi del perché di certe scelte.
Poi ovvio, lei è l’autrice, scrive quel che le sembra funzionale alla sua visione di storia.
Non ho indagato se ci siano o meno spunti reali, o se è una storia vera. Ho notato però, alla fine del libro, tanti ringraziamenti a persone il cui nome corrisponde ai personaggi, perciò se la storia effettivamente è vera, alzo le mani, ma se è pura invenzione forse Valerie avrebbe potuto evitare alcune trappole.
Nonostante la mia critica alla trama, Tatà di Valerie Perrin, è assolutamente da leggere perché è sempre una buona scuola di scrittura.
Come lei, pochi altri autori sanno valorizzare le parole e essere così generosi nella narrazione visiva.

Nell’immagine, il motto di Tatà che sarebbe proficuo insegnare nelle scuole!

Leggi un articolo correlato

La Disobbediente

La recensione del libro di Elizabeth Fremantle sulla storia di Artemisia Gentileschi

Leggi un articolo interessante

Il Crèmera in un libro

La storia di un torrente non si ferma sulle sponde , abbraccia tutti

Guarda il libro

Vi ho rubato il Crèmera

Le fotografie della mostra omonima diventano un libro. Dalla foce alla sorgente, questo percorso controcorrente per raccontare il respiro dell'acqua

Emanuela Gizzi Fotografa ideatrice di Mapping Lucia

Sono prima di tutto una viaggiatrice, annuso la vita e ne trattengo le radici. Quindi scrivo per piacere ma anche per lavoro. Scrivo perché senza non saprei starci. E poi fotografo perché la fotocamera è il mio psicologo personale. Cammino sempre con un animale di fianco, un gatto un cane un cinghiale un ippopotamo. Insomma converso. E poi scrivo di nuovo.

Related Articles

Lascia un commento

error: ATTENZIONE il contenuto è protetto!!