Libri dal gruppo di lettura “Al Tempo Ritrovato”
Bambino di Balzano e L’anniversario di Bajani sono due libri scelti dal gruppo di lettura della Biblioteca di Sacrofano, “Al Tempo Ritrovato”, di cui faccio parte, e che devo ringraziare perché probabilmente andando in libreria non li avrei scelti. Copertine pessime!
Invece, capita che non solo mi siano piaciuti molto ma vi ho trovato delle similitudini profonde, tra cui la contrastante figura materna.
Senza spoilerare vi racconto brevemente la trama.
Bambino di Balzano
“Bambino”, scritto da Marco Balzano, è il nomignolo di un giovane che si fa uomo scegliendo sempre di stare dalla parte sbagliata della barricata.
È riduttivo affermare che sia stato solo un capomanipolo delle camicie nere, piuttosto io mi soffermerei sul fatto che, intorno, incombe la guerra e che la guerra muta gli animi. Cioè, lo scenario in cui cresce il protagonista è quanto mai disturbato, esploso, inumano.
Trieste si muove sullo sfondo, strattonata dalle dittature.
Tuttavia, Mattia Gregori -questo il vero nome di “Bambino”- avrebbe potuto allearsi con i giusti, essere onesto come suo padre: un orologiaio che stringe il cuore del lettore, ma lo innervosisce anche.
Le tenebre avvolgono Mattia. È un violento nella pancia, nella testa, in lui non vi è mai pentimento per i crimini commessi. Ma è in parte anche una vittima. Della guerra, e in un certo senso anche di suo padre.
E non nasconde la rabbia, anzi, Mattia tenta in ogni maniera di sradicarsi il male da dentro. E in questo ritratto vi si scorge un debole che piagnucola tutto il tempo.
Ma sua madre, mentre lui diventa la peggiore faccia di sè, dov’è?
L’anniversario di Bajani
“L’anniversario”, scritto da Andrea Bajani, è tutt’altra vicenda. Qui, la guerra è dentro il corpo del protagonista, il quale si fa voce narrante e racconta di sé con estrema lucidità, razionalità, senza apporre lacrime o farsi vittima. Eppure lo è.
Anche nelle pagine di questo libro c’è un bambino, che sin da piccolo cresce costretto dentro certi schemi, trappole, buchi neri. Da adulto, a un certo punto, dovrà farsi una domanda lancinante e dovrà prendere una strada.
Sarà la scelta giusta? Forse sì, perché la storia inizia con questa affermazione :“sono stati i dieci anni migliori della mia vita”.
Non vi è, come nel libro di Balzano, una città sullo sfondo che va in fiamme, bensì una famiglia che implode. E la violenza, in questo caso, è nelle mani del padre del protagonista. Ma la madre, la si può considerare violenta allo stesso modo?
Bambino di Balzano e L’anniversario di Bajani: il moto di rivalsa
La precisione chirurgica con cui entrambi gli autori allestiscono la trama, tanto Balzano con “Bambino” che Bajani con “L’anniversario”, permette al lettore di empatizzare con i protagonisti. Di entrare nella loro controversa fame di verità, nella carne che sanguina: anche se il primo è un picchiatore e il secondo uno che le prende.
La differenza tra i due è che il primo non lo si può assolvere, il secondo non lo si può condannare.
Ma tale sentenza è solo nelle mani dei singoli lettori. E si concretizza in base alla propria formazione e percorso di vita.
Il Mattia di Bambino, per esempio, lo si potrebbe anche assolvere, ma solo se si considera la guerra intorno a lui e solo se si è ben disposti verso un certo tipo di retaggio. Qui ci troviamo di fronte a un fascista.
Non è detto, tra l’altro, che il lettore voglia per forza condannare qualcuno. Magari, non ha voglia di ergersi a giudice proprio perché vi sono una serie di attenuanti che fanno da contorno.
Tuttavia, gli autori sono talmente bravi a tirarci dentro le loro storie che, in qualche modo, riescono ad innescare in noi una sorta di “desiderio di rivalsa”.
Dubito resterete indifferenti davanti a questi protagonisti.
Due madri negate per la maternità
Bambino di Balzano e L’anniversario di Bajani sono diversissimi tra loro ma la figura “inenarrabile” della madre, anzi di entrambe le madri, è un denominatore comune.
La mamma, nell’immaginario collettivo, è colei che salva i figli, li protegge fino alla morte. È il legame che non si spezza: nessuno può tagliare il cordone ombelicale che lega una madre al proprio figlio.
In questi due libri, Bambino e L’anniversario, la figura materna è quanto mai la più negativa e distruttiva di sempre. La personificazione del male, colei dalla quale dipende tutto ma che irresponsabilmente se ne sta ai margini, senza intromettersi mai in ciò che accade al figlio.
La “madre” di Balzano
In Bambino, la madre di Mattia è una donna velata, accompagnata nel suo incedere da un mistero, che cresce pagina dopo pagina e che mette pressione alle vicende. Non è chiaro se ha operato una scelta, ma dobbiamo evincere che l’abbia fatto, tuttavia è solo un fantasma che ossessiona il protagonista.
Piccola parentesi: da un punto di vista strettamente personale mi sembra fiacco il perno su cui regge l’intera frustrazione di Mattia Gregori, ovvero questa madre-non madre, assente, ma viva nella mente del giovane, che si fa idolo e carnefice a sua insaputa. Credo che lui sia un “cattivo” a prescindere dalla madre.
Ma c’è un passaggio preciso in cui l’origine del suo malessere si spalanca, come se in quello che apprende vi trovasse una scusa per delinquere. Il passaggio è questo:
“Hai sentito? Non sei nato da me” ha scandito con le labbra avvizzite.
“E da chi allora?” chiede lui, senza riuscire più a masticare”.
Senza più riuscire a masticare. E’ una frase che dice tutto.
La “madre” di Bajani
Ne L’anniversario, invece, la madre c’è, è presente ma assente con il figlio, e per questo, forse, violenta, al pari di un padre manesco.
Nelle parole di Bajani assistiamo all’annientamento di una donna, e non solo come madre ma come persona.
Si prova rabbia? Sì.
Si prova sdegno? Sì.
La si vorrebbe scuotere e fare reagire? Sì.
“L’ultima volta che ho visto mia madre, mi ha accompagnato alla porta di casa per salutarmi”
La storia de “L’Anniversario” inizia così.
Due madri senza nome
Due madri che non hanno amato abbastanza i loro figli, che non li hanno protetti, non hanno indicato loro la strada, che non si sono sacrificate, sono rimaste immobili, come scivolate in un imbuto.
Due spaccati sociali diversissimi in cui, paradossalmente, ci spaventa di più la figura della madre che la guerra istriana (in Bambino), o il padre affetto da deliri di onnipotenza (ne L’anniversario).
Protagoniste a loro modo della storia, restano entrambe senza un nome.
Probabilmente, chiunque ne leggerà la trama e i risvolti della loro presenza, ne resterà colpito.
Mi chiedo se le assolverete. O se anche per loro riuscirete a trovare delle attenuanti.
Vi consiglio di leggere Bambino di Balzano e L’anniversario di Bajano, in questo ordine.
Sono convincenti e gli autori sono stati capaci, grazie a un linguaggio fine, di narrare due tipi di crudeltà diverse e senza brutalizzare le pagine o rendere impossibile il proseguimento della lettura.
Sono prima di tutto una viaggiatrice, annuso la vita e ne trattengo le radici. Quindi scrivo per piacere ma anche per lavoro. Scrivo perché senza non saprei starci. E poi fotografo perché la fotocamera è il mio psicologo personale. Cammino sempre con un animale di fianco, un gatto un cane un cinghiale un ippopotamo. Insomma converso. E poi scrivo di nuovo.