Home CIAK SI VIAGGIA Tullia Zevi: le minoranze sono il sale della democrazia

Tullia Zevi: le minoranze sono il sale della democrazia

di Emanuela Gizzi
Tullia Zevi e sua nipote Nathania Fonte GNU Free Documentation License wikipedia.jpg - modificato hdr bn

Di Tullia Zevi mi hanno rapito tre cose: il libro scritto con sua nipote Nathania, lo sguardo che poteva sorreggere colonne di marmo e la capacità di essere donna in un ambiente tristemente maschilista

Quando tutto cambia

Tullia Zevi era in vacanza in Svizzera quando suo padre raggiunse lei e tutta la famiglia e li trascinò, senza ripensamenti, oltre mare.

Non tornarono a Milano per fare alcun trasloco, o preparare alcuna valigia. Quella fu “una partenza senza addii”, come specificò successivamente, un viaggio di non ritorno, o almeno non nell’immediato.

Era il 1938: la divulgazione delle leggi razziali.

Le loro origini ebraiche gli imponevano, quasi, di fuggire per sopravvivere. Dopo si aprì la ferita più grande di tutti i tempi, l’Olocausto.

Tullia Zevi e la “Resistenza” oltremare

Si trasferirono prima a Parigi e poi a New York. Dietro di sé, Tullia Zevi lasciava il primo anno di Università, un ambiente cittadino apparentemente in via di sviluppo, emancipato; le amicizie, la sua adolescenza.

In America frequentò gli ambienti antifascisti e i maggiori esponenti di quella corrente, tra cui Gaetano Salvemini. Uno storico e politico alla ricerca del vero. Un uomo che seppe costruire le basi di quella prima “Resistenza” considerate, da qualunque altro storico, come le fondamenta del risveglio civile degli italiani.

Si iscrisse alla scuola di musica, la Juillard, e presso il Collegge di Radcliff nel Massachussets, quindi entrò a pieno titolo nella New York City Simphony e nell’Orchestra dei giovani di Boston.  Eccelleva, ovviamente, ma la vita in qualche modo scelse per lei, così abbandonò l’Arpa, lo strumento con cui si era distinta, e “scelse” di seguire il suo istinto e le orme di suo padre.

Tullia Zevi httpswww.facebook.comTulliaZevi100Il giornalismo “cotto e mangiato”

La Zevi iniziò una fervida produzione giornalistica: pubblicò sui Quaderni di Giustizia e Libertà e sul bollettino “Italia contro il Fascismo”. Lavorò in una radio che aveva come ascoltatori il pubblico italiano.

Ma furono anni molto complicati. Con le loro idee remavano contro un sistema fascista che si era radicato ovunque nella società. Qualcuno arrivò a chiamarli -traditori-.

La situazione cambiò solo con l’inizio della Guerra: in quel momento il pensiero degli italiani, fino ad allora fedeli al Duce, si ribaltò.

La storia la conosciamo, in mezzo ci fu l’Inferno. Le persecuzioni, Dachau, Auschwitz, lo sterminio del popolo ebraico. La Shoah.

Tullia Zevi torna in Italia

Intanto la giovane giornalista si sposò con l’architetto e critico d’arte, Bruno Zevi. La cerimonia si celebrò nella Sinagoga spagnola di New York. La loro relazione a distanza, prima, e da ricongiunti poi, non fu nemmeno quella così semplice.

Suo marito le scriveva mentre erano lontani, le raccontava di un’Italia del dopoguerra segnata dall’incertezza e dalle grandi speranze.

Tullia Zevi rientrò in Italia nel 1946. Divenne corrispondete per il quotidiano israeliano Ma’ariv. Viaggiò molto e intervistò grandi politici della scena internazionale. Tra i suoi più importanti reportage, l’indimenticabile visita di Papa Giovanni Paolo II al Ghetto ebraico. Una giornata epocale che segnava un traguardo per entrambe le religioni.

Quindi seguì, come corrispondente, il Processo di Norimberga.

Lotta per le minoranze

Il suo sguardo era fortemente legato alle sue radici ma aveva acquisito anche una visione più ampia della vita. Ad esempio, essendo partita prima dell’emanazione delle leggi razziali, era lontana dal pensare che una donna dovesse solo fare figli, fare la madre. Lo divenne madre, ma mantenne anche la sua identità, il suo ruolo autoritario in una società tristemente maschile e maschilista.

Non a caso, Tullia Zevi fu la prima donna ebrea ad essere ammessa nel Consiglio dell’Unione delle Comunità Ebraiche, e prima e unica donna a ricoprirne il ruolo di Presidente.

Scardinò un sistema e perseguì la sua strada. Dedicò tutta la vita alle minoranze, all’accettazione di queste da parte di una società che vuole definirsi democratica. La tutela di questi valori, delle persone, dovevano essere al primo posto nell’agenda nazionale e internazionale.

Ti racconto la mia Storia - Fonte Amazon

Storia di una nonna e una nipote

Fece piuttosto bene il suo lavoro, che -in ambito sociale- si tradusse in titoli e onorificenze.

Fu Presidente del Congresso Europeo Ebraico e membro del Congresso Europeo delle Comunità Ebraiche. Una donna che ha impegnato sé stessa fino alla fine dei suoi giorni. Nel 2007 scrisse la sua esperienza nel libro “Ti racconto la mia storia” lasciando come depositaria sua nipote Nathania Zevi.

E’ stato proprio il sottotitolo a colpirmi –Dialogo tra nonna e nipote sull’ebraismo-. Ho sentito forte questo passaggio di eredità, di vite, di segreti.

Un incontro di generazioni e una collaborazione di intenti. Ho sentito questa affinità e, mentre leggevo la biografia della Zevi ho notato l’anno di nascita: 1919, come mia nonna.

Per non dimenticare Tullia Zevi

Ciò che Tullia Zevi è stata, resta nelle parole che ha lasciato, ma anche nel libro dedicato ai suoi cento anni, uscito il 25 aprile 2019. E’ nei tanti riconoscimenti avuti. Nel progetto portato avanti da sua figlia, Adachiara, sulle pietre d’inciampo.

Questa donna italiana, e non “una razza” -per nostra fortuna e grazie soprattutto alla lungimiranza del padre- sfuggì al regime nazi-fascista.

Chissà invece quante vite spezzate avrebbero potuto cambiare il mondo. Quanti sorrisi spenti avrebbero potuto diventare manifesti di pace. Quella gente che non c’è più non va dimenticata, come non vanno dimenticati coloro che ce l’hanno fatta e hanno sterzato le sorti del mondo.

Grazie Tullia!

I suoi titoli e ruoli:
  • Donna europea dell’anno 1992
  • Cavaliere di Gran Croce, la massima onorificenza italiana 1992
  • 8 marzo: la donna nella scuola, nella cultura e nella società
  • Donna coraggio 1993
  • Medaglia d’Oro per il suo contributo all’educazione, all’arte e alla cultura 1994
  • Firenze-Donna per i successi internazionali 1997
  • Membro della Commissione per l’Interculturalismo del Ministero dell’Istruzione 1998
  • Membro della Commissione Parlamentare d’Inchiesta sul comportamento del contingente italiano durante la missione di soccorso in Somalia 1998
  • Membro della Commissione Italiana dell’Unesco 1998

 

Emanuela Gizzi Fotografa ideatrice di Mapping Lucia

Sono prima di tutto una viaggiatrice, annuso la vita e ne trattengo le radici. Quindi scrivo per piacere ma anche per lavoro. Scrivo perché senza non saprei starci. E poi fotografo perché la fotocamera è il mio psicologo personale. Cammino sempre con un animale di fianco, un gatto un cane un cinghiale un ippopotamo. Insomma converso. E poi scrivo di nuovo.

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2 commenti

Mariaester 22 Gennaio 2021 - 21:31

Che meraviglia Emi. Una Musa

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Emanuela Gizzi 1 Febbraio 2021 - 17:27

Sì, persone davvero che hanno segnato la storia. Intramontabili.

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