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Cose particolari da vedere a Formello: i 4 pomi della discordia

L'arte e la luce ci portano a Formello, davanti a quattro opere che hanno fatto discutere i cittadini per i canoni estetici non condivisi

di Emanuela Gizzi
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Quattro pomi della discordia

Le cose particolari da vedere a Formello sono 4, ognuna con una funzionalità ben precisa e, se vogliamo, unica, ma che hanno creato scompiglio tra i cittadini. Quasi degli spartiacque.
Nascono dalla vena creativa di diversi artisti e in diversi anni, e sono senza dubbio opere che meritano tutto il nostro interesse.

Tra le cose particolari da vedere a Formello: Maripara

Il primo elemento architettonico che sicuramente ha suscitato scalpore è stata la Statua di Maripara. Un ermafrodito la cui colpa fu quella di avere gli attributi al vento e di essere stato ubicato all’ingresso di Formello, in Piazza Donato Palmieri. Lì, in bella mostra, subito dopo essere stato recuperato dal principe Flavio Chigi durante gli scavi sul Pianoro di Veio, tra il 1661 e il 1667.
La testa barbuta, la sottana sollevata, un’eleganza e atteggiamento femminili, le pudenda che definivano una mascolinità “oscena!!!”, Maripara ha avuto davvero una storia infinita.
Non solo perse gli attributi, decapitati per oscenità, e anche la testa, sottratta da qualche malfattore, ma gli bruciarono perfino i piedi durante il periodo che rimase esposta nei Giardini Comunali di Formello. Ha traslocato diverse volte fino a trovare la giusta collocazione nel Palazzo Chigi di Formello, in seno al Museo dell’Agro-veientano istituito nel 1992.

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Maripara a Palazzo Chigi

Da statua ripudiata a Pasquino

In merito a questa statua si presentò un fattore di pudicizia che prevalse sulla popolazione.
I nostri antenati-concittadini volgevano la testa dall’altra parte passandogli di fianco. Era inaccettabile che una tal nudità e un corpo metà uomo metà donna fosse esposto all’ingresso del paese. Ma Maripara seppe riscattarsi negli anni e riprendersi un posto d’onore. Per un periodo, infatti, vestì i panni di un Pasquino, come le statue romane. Cioè, qualcuno gli metteva “in bocca” fatti e misfatti dell’amministrazione e pure dei cittadini. Ovviamente questa natura di Maripara attirò simpatie ma anche, e di nuovo, molte antipatie. La sua reputazione e tutte le sue “bravate” sono diventate un pregio solo ai giorni nostri e gli hanno valso il titolo di “simbolo di Formello” di cui sicuramente va fiero.
Sulla statua di Maripara ho scritto un articolo approfondito, te lo linko a fondo pagina.

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Maripara - Giardini Comunali
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Maripara - Piazza D.Palmieri

La seconda delle cose particolari da vedere a Formello: la Torre Orsini

Tra le cose particolari da vedere a Formello il secondo pomo della discordia è rappresentato dalla Torre Orsini, o Torre Civica, un esempio di architettura post moderna che, in questo caso, ha suscitato una vera e propria indignazione.
Se andiamo indietro nella storia scopriamo che esisteva già una torre, anzi, alla fine del 1200 il Palazzo non c’era ancora, c’era invece -dove ora troviamo la Sala Orsini– la Pieve di San Paolo, di cui si sono perse completamente le tracce e, più su, la Torre Orsini che occupava un posto di rilievo come fortificazione feudale.
Circondata da un fossato, aveva un camminamento per i soldati e una corte interna non visibile dall’esterno. Fu, quando subentrò la Famiglia Chigi che la Torre -apparentemente- scomparve, per fare posto all’appartamento del Principe Flavio Chigi e al Museo delle curiosità naturali, peregrine e antiche.

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Torre Orsini

Una torre di ferro

Nel 2011 nacque un vero “caso” quando una torre di ferro, massiccia e moderna, cominciò a prendere forma sull’antico spazio della precedente. L’impatto visivo era “come un cazzotto in un occhio” dicevano molti, per altri invece era “strana ma interessante”.
Si litigò molto su questa nuova torre: il ferro non piaceva come materiale, troppo scuro, troppo ingombrante, troppo lontano dalla pietra antica del Palazzo Chigi. E, inoltre, si mormorava che la torre precedente non superasse in altezza il Palazzo: questa, invece, saliva spigolosa sopra il tetto, quasi a fare bella mostra di sé.
Sicuramente il materiale ha compromesso lo skyline del borgo, ad alcuni può piacere ad altri no, ma credo faccia parte del gioco. D’altronde il filosofo Michel de Montaigne diceva:

Nel mondo non ci sono mai state due opinioni uguali. Non più di quanto ci siano mai stati due capelli o due grani identici: la qualità più universale è la diversità”

Ma spesso l’inclusione è la fase più lunga di un processo di trasformazione e, in questo caso specifico, possiamo dire -lunghissima!
La Torre Orsini fu elemento di disturbo al tempo dei Chigi così come lo è ancora oggi. Quasi porti con sé una discendenza malsana, o peggio una maledizione. Tuttavia bisogna smentire chi racconta che al tempo degli Orsini la torre era più bassa. Furono i Chigi con un intervento mirato a creare le stanze del principe Flavio ad amputarla e a farla scomparire all’interno del Palazzo.

Le cose particolari da vedere a Formello che rinascono da un quadro

L’Architetto Andrea Bruno, osservando un vecchio quadro di Formello, notò una torre, studiò le carte e fu così che avendo in incarico la risistemazione degli spazi, iniziò a custodire l’idea di una piccola magia.

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Quadro a cui si è ispirato Andrea Bruno

La Torre, fiabescamente, riprese possesso dell’area sottratta al suo corpo e oggi consente ai cittadini e a chi visita Formello di salire fino in cima e godere del panorama dall’alto.
Un tempo aveva una funzione prettamente difensiva, era un punto di osservazione, invece nella nostra vita ha assunto un valore quasi di congiunzione tra l’Agro-veientano, che si apre davanti agli occhi, e il Museo del Palazzo Chigi che ne raccoglie i reperti venuti alla luce.

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Monte Aguzzo visto dalla Torre Orsini

L’anima della Torre Orsini di Formello

Ma la torre è il completamento di una visione che non si ferma semplicemente a un panorama. La salita fino in cima è sensoriale, ovvero sono stati inseriti elementi di richiamo alla Via Francigena che passa davanti al Palazzo e prosegue in Via XX Settembre.
Una goccia d’acqua che cade dall’alto, per esempio, espande una sonorità all’infinito, e un grappolo di foglie di rame ci riporta, invece, a uno dei simboli del pellegrino, la foglia di Sigerico.
Di fianco alla scala, prima di iniziare a salire, si allarga un catino dove i pellegrini possono lasciar cadere un sasso e prenderne un altro. Un’usanza, quest’ultima, che tramanda radici e le diffonde, uno scambio culturale e un buon auspicio di continuità del viaggio stesso.

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Scala Monumentale Torre Orsini

La scala che percorre la Via Francigena

E quindi eccoci al dunque, guardando in su si resta sorpresi perché la scala elicoidale della Torre Orsini, in ferro e vetro, sale avvolgente e originale, tanto che pare librarsi; ma anche guardando in giù c’è un effetto “wow”: impressi sui gradini si succedono i nomi delle città che si incontrano lungo la via Francigena, da Canterbury fino a Roma.
Formello è l’ultima tappa prima di San Pietro quindi è impresso sull’ultimo gradino in cima, mentre Roma compare sulla porta scorrevole che conduce alla terrazza della Torre Orsini.
Insomma, un bel viaggio nonostante le questioni che hanno tenuto per molti anni i cittadini col mento in su’ a studiarla, odiarla, rivendicarne una meno appariscente. Un brutto anatroccolo che però ci riserva sorprese esperenziali molto significative, legate al territorio, e un’architettura scaltra che ha saputo dare un’anima all’interno.

Il poco gentil contrasto tra antico e moderno funziona solo perché il mondo è cambiato e c’è sempre di più l’urgenza di coniugare epoche diverse e dare loro una seconda vita, o una prosecuzione. Ma da un punto di vista estetico ha avuto un impatto fallimentare.

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Dialogo Infinito di Giancarlo Neri

La terza delle cose particolari da vedere a Formello: The Three Gates of In-Perfection

Altre cose particolari da vedere a Formello si trovano nella Valle del Sorbo. Il terzo pomo della discordia sono i Three Gates of In-Perfection.
“Ma che rappresentano?”
“Ma che so’?”
“Hanno rovinato il Sorbo!”
Ecco fatto già il processo. Sin da subito, appena sono cominciate a girare le fotografie di queste tre opere contemporanee, sui social c’è stata la mattanza.
Incomprensibili per la quasi totalità dei cittadini, i Gates, cioè le “porte” d’accesso a un mondo parallelo, hanno contaminato la valle.
“Degli scarabocchi!!!”, addirittura. Delle istallazioni che “non hanno nulla a che vedere con l’ambiente naturalistico e agreste, con gli alberi, con gli animali al pascolo”.
Insomma, in quel periodo, era il 2016, sembrava essere scoppiata una bomba.
Eppure queste porte sono una narrazione, elementi con una propria energia, un proprio approccio alla terra, una libera interpretazione del rapporto con l’aldilà.
Monumenti agresti che hanno ridestato l’interesse perfino delle mucche e dei buoi che vi girano intorno con grande curiosità.

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Atlante di Davide Dormino

La Valle del Sorbo ospita due importanti punti di attrazione: il Santuario della Madonna del Sorbo e la Cascata della Mola. I Three Gates of In-Perfection si sono piazzati nel mezzo.
Uno si trova adiacente il complesso del Santuario; uno all’ingresso della Valle, appena questa si apre a destra, e l’altro a sinistra sulla strada per la Mola.
Comunicano tra loro? In realtà sono tre pensieri diversi di tre artisti diversi: Davide Dormino è l’autore di “Atlante”; Giancarlo Neri di “Dialogo Infinito” e Goldschmied & Chiari di “Connessione”.

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“Connessione” di Goldschmied & Chiari

Atlante è un buco, ci si passa attraverso, è mistico e misterioso, di qua e di là l’aria sembra identica ma non è così; Dialogo Infinito sono due sedie una di fronte l’altra con un arco stretto e altissimo ad unirle, un posto in cui rintracciare voci perdute, respiri, parlare con chi non c’è più; Connessione è una seduta a mezzaluna con una lanterna che illumina i pensieri, o il cammino, dipende dai punti di vista.
Ciò che scalpita in queste tre porte arco-temporali è l’opera materica e il lunghissimo lavoro per creare questi blocchi unici, oltre che l’elevazione a diventare in-perfetti.

La quarta delle cose particolari da vedere a Formello: l’Opera Monumentale di Scultura Grafica

L’ultima delle 4 cose da vedere a Formello è l’inferriata dei Giardini Comunali, un “pentagramma” che accompagna la forma semi circolare di questo piccolo parco cittadino.
Anche in tal caso le opinioni discordano e di molto.
“Ah, ma che funzione ha se è sempre tutto aperto?”
“Ehhh… quattro cancelli, e che ci dobbiamo fare, barricarci dentro?”
“Una spesa assurda, per carità!”
Insomma, come avrai capito, a Formello è difficile proporre il nuovo. Ma il nuovo avanza lo stesso. Si fa largo tra le discussioni.

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Il sole e i pianeti

L’inferriata dei Giardini Comunali di Formello opera di Vinicio Prizia

L’inferriata che parte da via Roma e sale fino a Via Umberto I è un’Opera Monumentale di Scultura Grafica progettata dal Maestro incisore Vinicio Prizia, direttore del Centro per l’Incisione e la Grafica di Formello.
Ci troviamo di nuovo, come accaduto per i tre Gates del Sorbo, davanti a un’opera che ha da offrire molto più di quel che sembra.
Sicuramente, pensando al Maripara e poi alla Torre Orsini, c’era da aspettarsi l’ultimo grido dei cittadini anche di fronte a questa struttura di metallo nero. Cambiano i tempi, le mode, le tecnologie 4.0 che ci hanno investiti, ma niente, pare che qualsiasi cosa devii dalla “normalità” non sia straordinaria ma un pugno in un occhio.
Eppure l’inferriata, per chi si è preso la briga di camminare lungo il perimetro, rivela una narrazione strettamente legata al territorio, alla natura e anche all’Universo.

Oltre le inferriate del Giardino

Diciamo che a primo impatto l’inferriata massiccia può inibire , cioè, se non se ne conosce il contenuto e non si presta attenzione ai disegni quel che si vede è solo un groviglio di metallo con ben quattro cancelli. Noi cittadini spesso siamo prevenuti contro le idee altrui e decidiamo a priori che una soluzione non ci piace solo per il gusto di essere contrari. Quindi non ci interessa saperne di più.
Però, anche in questa circostanza vale la pena soffermarsi sull’opera. È un viaggio un po’ poetico tra le nostre bellezze naturali e c’è una sorta di dialogo tra i disegni e i punti storici che lo circondano, come se la trasparenza mettesse in relazione la realtà e la fantasia.

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Santuario del Sorbo
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Alberelli - La Pineta

 Come vetrate di una chiesa

Visivamente, al primo sguardo sembra di essere di fronte alle vetrate di una chiesa ma, ancora prima a un labirinto, che sono due ambienti -tra l’altro- molto affini tra loro.
Il labirinto era considerato un ponte tra mondo reale e metafisico nella religione pagana, e un modo per elevarsi nella religione cristiana. Comunque, un ambiente dal grande carattere simbolico.
Le vetrate delle chiese medievali non fanno altro che seguire il criterio del labirinto attraverso un elemento aggiuntivo: la luce. La luce era considerata il principio dell’ordine, il mediatore perfetto tra ciò che è materiale e ciò che è immateriale. Ma allo stesso tempo impersonava anche il principio del caos perché laddove c’è luce ci sono le ombre, quindi un punto di scontro/incontro tra bene e male.

Le cose particolari da vedere a Formello che creano connessioni con il territorio

Ciò che accade sulla cancellata del Giardino Comunale di Formello è esattamente questo: si innescano la fantasia e la realtà e, se da un lato ritroviamo La Pineta, il paesaggio della campagna romana che si vede da Monte Madonna, il Monte Aguzzo, il Santuario del Sorbo e gli Ingressi etruschi, dall’altra si apre uno spazio parallelo in cui orbitano il Sole, la Luna e i buchi neri.

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Il buco nero

Appare come un solfeggio, un’aria disegnata, una metafora, un punto di vista diverso sul paese.
Il metallo diventa segno, diventa strada, diventa cielo, assorbe i discorsi e colloquia con le persone, fa passare voci, colori, suoni. Si fa strumento visivo e percettivo, una macchina del tempo che ci conduce sia tra le costellazioni, il sole e le fasi lunari che dentro il buco nero, da dove la materia esce mutata.

I cancelli dell’Opera Monumentale di Scultura Grafica

La grafia e la scultura intrecciano il loro linguaggio per forgiare un monumento unico nel suo genere. Di questa opera i cancelli del Giardino sono la parte più artistica: delle vere e proprie porte del tempo, un po’ mistiche. Il cancello denominato Etrusco Sud, si trova su via Roma, il cancello delle Costellazioni su Via Umberto I, l’Etrusco Nord all’incrocio delle due vie, e il cancelletto con la Quercia che ci riporta sulla Terra, sempre su Via Umberto I.
Va detto che a cancelli chiusi l’effetto di questi è meraviglioso, si ha davvero la sensazione di varcare un mondo parallelo, di girare con i pianeti, visitare le bellezze del nostro territorio da fermi.
Il problema è che i cancelli sono sempre aperti, ripiegati su loro stessi con uno speciale sistema di sovrapposizione a quattro ante, il che rende praticamente inutile la loro funzione e anche l’investimento di denaro.
Per questo i cittadini sono insorti accusando l’opera-monumento di essere inutile.

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Cancello Etrusco Sud
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Carattere Etrusco
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Cancelletto con la Quercia
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Cancello delle Costellazioni

Cosa accomuna questi quattro pomi della discordia di Formello?

A parte l’estetica, che abbiamo dibattuta e che non convince tutti, è la luce il fil rouge da seguire.
Il Maripara è stato dissotterrato e poi ha subito “l’oltraggio” di vedersi demascolinizzato, ha sopportato le ingiurie, è finito di nuovo al buio e al chiuso, dentro una rimessa, e poi si è fatto portavoce di un pensiero di ribalta tornando in auge grazie alla sua resilienza.
La Torre Orsini ha subito lo stesso processo di cancellazione e quindi ciò che era stata in passato, e la sua storia, potevano morire allora, se qualcuno non ne avesse dipinta l’esistenza. Di lì la volontà di aprire di nuovo uno squarcio nel palazzo e far entrare il cielo.
Anche nei Three Gates of In-Perfection luce e ombra si incontrano-scontrano. Giocano in uno spazio temporale parallelo e, addirittura, sulla seduta dell’istallazione “Connessione”, quella presso il Santuario del Sorbo, campeggia una frase di San Francesco che ci riporta indubbiamente alla luce.
Dice:

Un solo raggio di sole è sufficiente per illuminare milioni di ombre”

Incredibile, vero, come delle opere così lontane tra loro possano tracciare un percorso tanto simile e connaturato da un elemento prezioso come la luce.
Un simbolo che si ripete, come abbiamo visto, lungo la cancellata-monumento dei Giardini Comunali dove la costruzione “a vetrata” permette alla luce e alle ombre di entrare e uscire, di creare una connessione con il presente e con l’arcano, di mantenere una relazione con il cielo, le stelle, la luna, il sole.

Formello vista del Centro Storico Pht Emanuela Gizzi Mapping Lucia

Arte e luce a Formello

Chiudo questa divagazione sulle cose particolari da vedere a Formello con una frase di Platone:

Possiamo perdonare un bambino quando ha paura del buio. La vera tragedia della vita è quando un uomo ha paura della luce”

Ecco,
io sono tra quelli che hanno dispensato elogi per queste opere d’arte di Formello perché la loro luce mi ha inondata.
E poi mi sono fatta una domanda semplicissima: quanti altri paesi hanno degli elementi così iconici, espressioni di un pensiero, di una rivoluzione, tappe inestimabili di un percorso a piedi, figli della vita che viviamo?
La risposta è stata: nessuno.

Chissà quale sarà il prossimo pomo della discordia? Sono molto curiosa… e tu?

Per le foto di archivio di Maripara: grazie e Francesco Braghetta e Maria Valentina Gargioli.
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Sono prima di tutto una viaggiatrice, annuso la vita e ne trattengo le radici. Quindi scrivo per piacere ma anche per lavoro. Scrivo perché senza non saprei starci. E poi fotografo perché la fotocamera è il mio psicologo personale. Cammino sempre con un animale di fianco, un gatto un cane un cinghiale un ippopotamo. Insomma converso. E poi scrivo di nuovo.

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