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La via della luce a Formello: un itinerario da fare assolutamente

Rintraccia gli elementi di luce custoditi tra le terre veientane e le Valli del Sorbo, la dove si annidano misteri, passaggi segreti e grandi storie

di Emanuela Gizzi
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Stelle che brillano a Formello

La via della luce a Formello è come un disegno nella galassia, un “Piccolo Carro” -se vogliamo- le cui stelle sono rappresentate dai monumenti sopravvissuti al tempo, o creati dal tempo. Opere incredibili, diverse tra loro, nate dall’ingegno di uno o più artisti, pezzi di vita che sanno raccontare una storia, la sanno interpretare, se ne sono fatti portavoce e sono arrivati nelle nostre mani per ricordarci chi siamo e che non dobbiamo mai sottovalutare la potenza dell’arte e soprattutto della luce.
La luce: questo elemento così straordinario.
In fotografia la luce è ciò che conduce l’occhio, gli permette di scegliere, di godere della bellezza delle superfici, di ritrarne i frammenti, le sfumature, i dettagli.
I raggi di luce permettono all’occhio di vedere, approfondire, immaginare, sognare a occhi aperti.
C’è una magia speciale nei coni di luce e una poesia straordinaria nelle opere che alla luce sono tornate.

Quella luce di nome Maripara

Il simbolo di Formello è senza dubbio la Statua di Maripara, raffigurante il Dio dell’abbondanza.
Questo “uomo” abbraccia un cesto di frutta, solleva la veste e -in un tempo nemmeno troppo lontano- esibiva le sue pudenda al vento, oltre ad avere sia la testa che la barba.
Ma qualcosa è andato storto nei secoli, qualcuno ha decapitato i suoi genitali, e qualcun altro la sua testa, consegnandocelo non del tutto integro.
Ne ha viste Maripara!
Venuto alla luce durante gli scavi nell’Agro Veientano, fu subito ben voluto dal Principe Flavio Chigi ma odiato dai cittadini di Formello che non volevano tale irriverente protuberanza all’ingresso del paese.

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Icona senza tempo

Sparì per diversi anni nella bottega di un fabbro, tra polvere e dimenticanza, per poi ricomparire quale elemento decorativo nei Giardini Comunali dove, peraltro, alcuni atti vandalici lo mortificarono ulteriormente.
Solo in tempi più recenti ha preso il posto d’onore all’interno del Palazzo Chigi di Formello, davanti a una grande vetrata che lo inonda di luce. 

Nessun altro monumento, più di Maripara, sa cosa voglia dire nascere, morire e rinascere, vedere la luce, il buio, di nuovo la luce, di nuovo il buio, finalmente la luce.
Essere stato scalfito e privato brutalmente di parti del corpo connotative, e poi essere tornato al mondo quale ermafrodita, quale pasquino, e infine quale simbolo di una società profondamente cambiata, lo eleva a esempio di resilienza e fede.
Maripara è un faro, un ispiratore, un’icona gay, un anticipatore dei tempi, l’elemento chiave della nostra comunità. La radice primaria che ci lega alla nostra terra, quella stessa da cui Maripara rinacque dopo secoli di buio.

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La via della luce a Formello è un segno di riconquista

Non dobbiamo spostarci molto per recuperare altri due pezzi di storia che richiamano alla luce: la Torre Orsini e il bassorilievo del Dio Mitra.
La prima “evaporò” per mano dei Chigi, venne cioè sradicata dal Palazzo; il secondo -appena disseppellito- stava per essere venduto all’Estero, illegalmente.
Entrambi hanno rivisto la luce grazie a grandi visioni e alla volontà di custodire il tempo e l’arte.

La Torre Orsini con la scala esperenziale

Quando il Palazzo Chigi di Formello venne ristrutturato, tra le carte ma anche su un antico dipinto conservato presso il Museo di Villa Giulia, fu subito evidente che anticamente al suo interno vi fosse una torre.
Così, per mano dell’Architetto Andrea Bruno, fu realizzata un’opera magistrale: i canoni estetici sono discutibili ma il concept è quanto mai originale e di eccezionale levatura artistica.
All’interno, infatti, venne progettata una scala emozionale per far vivere ai visitatori un’esperienza unica, dal forte carattere multimediale.  Gli scalini azzurrati riportano i nomi dei luoghi che si incontrano sulla Via Francigena, così -salendo- si fa un viaggio imaginifico fino all’ultima tappa, Roma, scritta sulla porta della terrazza panoramica.
Dalla cima della Torre Orsini ci si affaccia sui tetti di Formello e lo sguardo arriva alle terre veientane, al Monte Aguzzo, allo skyline della capitale.

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Il Bassorilievo del Dio Mitra, un grido potente di luce

Il bassorilievo del Dio Mitra ci rimanda alla presenza, nel II secolo d.C., di un Mitreo, cioè di un luogo di culto dedicato appunto al Dio, in zona Campetti, sul Pianoro di Veio.
Il sacrificio del toro si trova nel Museo dell’Agro Veientano, è un pezzo unico e, come lascia pensare, anche una delle prime testimonianze del culto di Mitra in Etruria.
È conservato magnificamente e tutti i dettagli sono illuminati, vivi: il sole, la luna, i cavalli, la biga, gli animali intorno. La scena ha un moto incredibile, un’energia viscerale. Sembra il grido potente della Terra e anche del Cielo.

La Meridiana di Formello e quella luce ancestrale

Di fianco al Palazzo Chigi, il quarto punto luminoso sulla via della luce a Formello è rappresentato da un elemento che con la luce ha davvero a che fare.
Si tratta della Meridiana della Chiesa di San Lorenzo, scoperta nel 2006 dall’allora parroco di Formello, Don Luigi Peri, il quale -partendo dal ritrovamento di un frammento di marmo-  si mise a indagarne l’origine.
Insieme al Dott. Mario Catamo, e facendo leva su quell’unico pezzo originale rimasto, Don Luigi ricostruì la Meridiana e individuò il piccolo foro a camera oscura posto in cima alla navata di destra.
Meticolosamente studiata e realizzata nel 1795 da Don Luigi de Sanctis e dall’Arciprete Don Francesco Volponi, la Meridiana di Formello ricalca quella più famosa di Santa Maria degli Angeli a Roma, e nel Lazio non vi sono altri esemplari simili rimasti.
Il suo compito era quello di regolare l’orologio meccanico del campanile e di indicare gli equinozi e i solstizi, le ricorrenze Pasquali, le date religiose e quelle astrali.

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La via della luce a Formello passa per la Chiesa di San Michele Arcangelo

Facendo qualche passo nel centro storico e percorrendo Via XX Settembre si raggiunge la Chiesa di San Michele Arcangelo.
Fino a qualche anno fa la porta di questo luogo era sbarrata e gli interni abbandonati a loro stessi, ingrigiti dall’assenza di anime.
Ci vivevano gli spettri, le ragnatele, la polverosa fragranza del silenzio.

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Poi l’Archeoclub di Formello adottò la chiesa e incaricò varie maestranze di fare dei piccoli saggi sulle mura. Da allora, la luce si è rimpossessata delle pareti: i restauratori, grattando su l’intonaco, iniziarono a scorgere dapprima insolite macchie, poi disegni, e poi vere e proprie scene di vita religiosa. Sono così emerse ben due Santa Lucia, la Madonna con il Bambino e i Santi, La Misericordia, i Putti, l’Apparizione dell’Angelo, l’inferno dantesco con la celebrativa frase “lasciate ogni speranza voi che entrate” e, per ultima, l’Annunciazione che deve ancora essere svelata al pubblico.
Insomma, ciò che parevano misere mura grezze e coperte da semplice intonaco sono piuttosto da considerarsi dei libri aperti, la storia che riemerge e che, resistendo al tempo, ci narra la vita prima di noi, la religiosità dei nostri avi, i culti e le credenze di un’epoca.
La luce ci ha riconsegnato un pezzo di Quattrocento, uno spazio che oggi vive di cerimonie, eventi, riti e che è tornato a far parte della vita del paese fino quasi ad esserne perno.

Una Cancellata Artistica aperta all’universo

Se ci spostiamo oltre l’Arco, verso Piazza Donato Palmieri e Via Umberto I, arriviamo ai Giardini Pubblici e, qui, scopriamo che l’assetto è stato ripristinato e che tutt’intorno è nata una Cancellata Artistica, opera del Maestro dell’Incisione e la Grafica, Vinicio Prizia.
Il disegno che ha modellato l’acciaio è un racconto del nostro territorio, degli alberi, del Santuario del Sorbo e dei simboli della discendenza etrusca, oltre che delle porte arco-temporali che ci proiettano in un’altra dimensione.
Ma il vero fascino di questa opera monumentale è che è stata pensata come fosse la vetrata di una chiesa, perciò anche qui è la luce la protagonista assoluta, un incredibile filtro tra realtà e fantasia, tra ciò che accade dentro e il fluire del traffico fuori.
I cancelli, 5 in tutto, sono come grandi gates, accessi arcani che fanno pensare al passaggio dalla vita alla morte, dall’ombra alla luce, dalla Terra al Cielo e viceversa.
All’interno del Giardino anche la Fontana di Formello ha riavuto il suo ruolo dopo anni di scollamento con i suoi cittadini.
Abbandonata in pezzi di fianco al Cimitero, è stata recuperata e ripristinata. Scintilla sotto i raggi del sole e ci ricorda i primi grandi lavori nel territorio durante gli anni Sessanta. Per molti è anche e soprattutto un simbolo legato all’infanzia.

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Le altre porte di luce a Formello

Sulla via della luce a Formello ci sono altre tre porte misteriose e magnifiche. Le troviamo tra rovi, boschi e grandi vallate.
Una è il risultato di un lavoro ingegneristico di matrice etrusca, un’altra è illuminata da Dio, l’ultima è un percorso creato da artisti contemporanei.

1. Porte che ci connettono al cielo: i lucernari etruschi

Intorno a Formello -il cui nome prende la radice dal latino Formae, ovvero canale- venne scavato, dagli etruschi, un condotto per raccogliere e far defluire le acque piovane, quello che chiamiamo cunicolo. Quindi, in varie parti del territorio è possibile imbattersi in queste opere ingegneristiche di grande efficienza idrogeologica.
Scavate con i pochi mezzi di cui disponevano, gli Etruschi compirono un intervento che, a tutt’oggi, è funzionante.
Per entrare e uscire dai cunicoli, per manutenerli e anche per realizzarli, vennero creati dei pozzi di servizio che, attualmente, sono ciò che ci fa alzare la testa in sù ed esclamare “wow”.
Quei pozzi, per via dell’erosione, delle piogge e della mancata cura, si sono trasformati in lucernari a cielo aperto, grandi occhi da cui guardare il cielo e scoprire che gli alberi sopravvivono anche appesi al vuoto.
Mi vengono in mente tra tutti: il lucernario misterioso e dai toni cupi del Geosito Albereto; il lucernario sognante e poetico di Peccio; il lucernario fiabesco nel Bosco di Selvotta; e il lucernario di Fonte Nuova. Ma ce ne sono molti altri sparsi tra la Sorgente del Crémera e le terre di Veio.
Grandi buchi d’aria che ci collegano alle nuvole passeggere, e da cui la luce penetra per illuminare i sotterranei di Formello.
Spazi intimi della Natura più irriverente.

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2. La Porta Santa del Sorbo

Il secondo varco che ci permette di fare un volo pindarico e raggiungere Dio è la Porta Santa del Santuario del Sorbo, aperta in occasione del Giubileo del 2016.
In quel silenzio che le valli custodiscono c’è appunto questo ingresso sacro, una punto speciale che unisce non una ma ben due comunità: quella di Formello e quella di Campagnano.

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3. Le Porte dell’in-perfezione

Per ultimo, scopriamo un percorso chiamato “The Three Gates of In-perfection”, le tre porte dell’in-perfezione che, prendendo tutto il potere dagli alberi, ci conducono in un Aldilà nemmeno troppo remoto: sembra quasi si possa raggiungerlo facendo piccoli gesti, passi, o sedendosi, semplicemente.
Le installazioni sembrano dormire silenziose ma in loro c’è un essenza viva.
Sono “Atlante” di Davide Dormino; “Dialogo Infinito” di Giancarlo Neri; e “Connessione” di Goldschmied e Chiari.

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Non c’è buio nell’attraversare questi buchi ma una luce radiante, pura.

Non c’è buio intorno a queste opere ma uno spicchio di cielo.
Tutto vibra in Terra se lo sappiamo vedere, tutto ha un suo potere se lo sappiamo accogliere.

Che l’amore per il nostro Patrimonio artistico sia il faro delle nostre vite”

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Formello

Alcuni approfondimenti sui luoghi e monumenti citati

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Storia di Maripara
Inaugurazione Palazzo Chigi PhotoCredit Emanuela Gizzi Mapping Lucia (3)
Palazzo Chigi
Lo stemma Orsini e lo stemma aragonese Pht Emanuela Gizzi Mapping Lucia
Chiesa dell'Angelo
formello-skyline-pht-emanuela-gizzi-mapping-lucia
Pomi della discordia
Lucernario di Pecoio Pht Emanuela Gizzi Mapping Lucia
Lucernari etruschi
Piazzale Santuario Madonna del Sorbo PhotoCredit Emanuela Gizzi Mapping Lucia (5)
Giubileo 2016
Gates of In-perfection Pht Emanuela Gizzi Mapping Lucia
Three-gates
politica-a-formello-elezioni-comunali-12-giugno-2022
Il borgo
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Poesia

Sono prima di tutto una viaggiatrice, annuso la vita e ne trattengo le radici. Quindi scrivo per piacere ma anche per lavoro. Scrivo perché senza non saprei starci. E poi fotografo perché la fotocamera è il mio psicologo personale. Cammino sempre con un animale di fianco, un gatto un cane un cinghiale un ippopotamo. Insomma converso. E poi scrivo di nuovo.

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