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Il paesaggio più bello dell’Istria è a Motovun

L'Istria italiana inizia da Montona, dalla montagna, un luogo fuori dal tempo, un borgo con una vista spettacolare

di Emanuela Gizzi
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Piccole Venezie senza mare

Il paesaggio più bello dell’Istria si assapora salendo una collina alta 277 metri. Si può parcheggiare a ridosso del paesino di Motovun, sulle strisce blu, lungo la carreggiata, oppure sotto, nell’area a pagamento.

Ho respirato immediatamente un’aria frizzante, un moto antico di tradizioni che è custodito tra le mani degli artigiani e lungo le vie lastricate. Motovun, che in italiano diventa Montona, ha molto di quel sapore veneziano che si respira in quasi tutte le città italo-istriane. Non a caso uno o più Leoni di Venezia troneggiano sopra gli archi d’ingresso, sulle pareti di qualche palazzo e chiesa, tra i vicoli remoti: insomma, la Serenissima è ancora viva e presente nella quotidianità istriana.

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Le facciate artistiche di Motovun

Subito, appena si inizia a salire la strada ripida, si capisce che Motovun ha un’anima artistica: le case romaniche e gotiche ospitano atelier, gallerie d’arte, boutique e botteghe artigianali molto particolari. Sulle facciate i murales le danno un tocco di leggerezza mentre un olezzo di tartufo e mosto penetra le narici stordendo i sensi.
L’arco di una di queste case mi ha trascinata dentro un paesaggio fresco, mattutino, con una luce sacra che evaporava dalla valle. Sullo sfondo un silenzio primordiale mentre, in primo piano, una parata di frutta fresca -disposta in cassette- colorava questo “quadro”, conferendogli una voce autentica.

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Si cammina, pare, in un museo a cielo aperto, tra vetrine colorate e botteghe artigianali, ogni angolo è una piacevole sorpresa.

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Il paesaggio più bello dell’Istria fa volare

Passato l’ingresso dominato dal Leone Veneziano si scopre che il tempo può fermarsi, o meglio rintoccare lento. E il paesaggio più bello dell’Istria si spalanca senza preavviso davanti agli occhi. Langue in una valle senza fine, nella distesa di campi arati che si susseguono perfetti. Rettangoli di tutti i colori del giallo e dell’oro le cui geometrie sono rafforzate dalla presenza del fiume Mirna.

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Dalla cima di Motovun il fiume sembrava una lunga pennellata blu in mezzo al resto, un portatore di gioia, uno specchio in grado di assorbire il cielo e trascinarlo con sé lungo la valle.
Respirare, in certi momenti, equivale a volare. Soprattutto quando si ha sotto i piedi una potenza di natura tanto grande e aperta. E lì mi sono sentita proprio così: piccola, scombussolata dal panorama, ma allo stesso tempo grata, felice, con gli occhi pieni di commozione, le ali sulle spalle.

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La Casa Rossa e l’arte della vigna

Dal nostro alloggio, Casa Rossa, Montona sembrava un Olimpo.
La mattina presto, infatti, un anello di nebbia aveva circuito la collina elevando la città nel nulla, come se questa fosse levitata per grazia degli dei. L’ho potuta ammirare nella sua ampolla fumosa, un po’ leggiadra un po’ spettrale, solo per pochi minuti, poi è sfumata.
Casa Rossa, è in un posto privilegiato, anche se su strada, perché da lì è possibile ammirare alba-nebbia-città fantasma, un connubio del tutto inaspettato.
Davanti e di lato la casa correvano dei filari di vite lunghissimi, così, mi sono addentrata per vedere i vendemmiatori all’opera. E, subito, si sono aperte piccole nicchie di vita rurale, animate. Le foglie, tutt’intorno, assorbivano la luce sembrando farfalle di carta luminose. Le mani dei lavoratori maneggiavano con cura i grappoli d’uva e il formicolio lento dei passi faceva pensare a qualcosa di fuggevole ma eterno.

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Le fotografie incatturabili

Una specie di danza quella dei vignaioli in cui mi sono sentita un’intrusa, anche perché non hanno apprezzato affatto la macchina fotografica puntata addosso. Sicché la scena che avrei voluto condividere non l’ho potuta scattare.
Si trattava semplicemente di un gruppetto allegro di donne, in abiti caratteristici, che recidevano con abilità la vite. Tra loro mi ha colpito l’unico uomo presente: aveva un cappello di paglia in testa, la camicia a quadrettoni, era un personaggio antico e anche molto fotogenico. Un viso e degli occhi maliardi. Ma appena mi ha vista mi ha fatto capire con un cenno negativo che non voleva essere ritratto.
Pazienza! Rimarrà solo un quadro “dipinto a mano” nella mia memoria. Però, un filare più avanti, un altro signore è stato ben più disponibile, anche se ha nascosto volutamente il viso.

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Il paesaggio più bello dell’Istria visto dalla cima di Motovun mi ha poi risarcita del mancato scatto.

Il paesaggio più bello dell’Istria e il Bosco “veneziano”

Il borgo medievale di Motovun nasce come castelliere, cioè una fortificazione protostorica in grado di autodifendersi grazie alla naturale predisposizione del luogo e ai rafforzi creati dall’uomo.
Una doppia cinta muraria gli gira intorno mostrando un panorama a 360° che si affaccia verso quello che è uno dei gioielli di questa città: il Bosco di Montona.
Oggi è una “Riserva Speciale di Vegetazione Forestale” e, tra i suoi gioielli la Quercia Istriana, l’albero che ha fatto la storia e la fortuna della Serenissima. Venne, infatti, utilizzata per costruire le navi della flotta veneziana e, secondo diversi riscontri, da qui partirono anche i 100 mila tronchi che servirono per la realizzazione delle fondamenta del Ponte di Rialto a Venezia.

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La leggenda del Bosco di Motovun

C’è anche una leggenda che si collega a quest’area boschiva e che è stata raccontata in modo diverso e da diversi autori. La più famosa in Istria è quella del gigante Veli Jože, di Vladimir Nazor.
Nel Medioevo, quando la marea si alzava, l’acqua del mare riusciva a raggiungere il Bosco, così, fu tentato un un letto artificiale che potesse permettere la navigazione fin lì. Tuttavia, durante gli scavi, vi persero la vita molti uomini.
Gli scheletri di questi, si dice, ricomparvero tempo dopo, e non erano ossa di uomini normali ma di giganti. Veli Jože, che ha fatto breccia nel cuore della gente, era uno di loro ed è tramandato in molti angoli del borgo tra cui il muro di un’abitazione, dove è stato dipinto quasi a veglia del Bosco sottostante.

Effetti del paesaggio più bello dell’Istria

La piazza tardorinascimentale, che accoglie la Chiesa di Santo Stefano, il Palazzo Comunale e l’Antico Pozzo, è davvero un bel colpo d’occhio.
Animata, luminosa, molto bella da un punto di vista puramente visivo, la si scopre subito dopo aver percorso la piccola galleria interna della Porta Castellana.
Sotto la porta c’era una intensa tessitura di chiaroscuri e poi, all’improvviso, è balzata fuori una luce densa, spalleggiata dagli edifici di pietra chiara e dalla piazza lastricata.

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Ci siamo ritagliate un posticino “quasi esclusivo” per fare colazione, affacciato su uno dei lati del paesaggio più bello dell’Istria.
Abbiamo scovato questa Konoba, proprio all’interno del borgo. Aveva un terrazzino con due piccoli tavolini, non potevamo non approfittarne.
Una colazione con uova, prosciutto cotto, un ronzio di api, l’aria fresca, un succo d’arancia e le nostre chiacchiere su quanto di magnifico l’uomo possiede senza saperlo.

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Il Museo che non ti aspetti: dal tartufo alla Parenzana

Dopo la colazione, è stata interessante la visita al Museo di Motovun. Si trova nel cortile interno dell’Hotel Kaštel, e un percorso con vari pannelli permettono di ripercorrere alcune storie legate a Montona.
Dal tartufo bianco, il famoso Tuber Magnatum Pico, tra i più pregiati al mondo; alla storia di Mario Andretti, ex campione automobilistico che nel 1978 gareggiò nella Formula 1 con la Lotus Ford. Dalla storia di Velì Jože, il gigante dei boschi che riusciva a scuotere la torre campanaria; alla Parenzana, l’antica strada ferrata che partiva da Trieste e arrivava a Parenzo.
Montona è stata una delle 35 stazioni della Parenzana, tra i fortunati borghi che grazie alla ferrovia ha visto nascere un fiorente commercio e quindi sviluppo del territorio.

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Motovun è tradizione vinicola

L’ultimo tassello di questo Museo di Montona è rappresentato dal vino, una tradizione locale che nell’atelier di moda attiguo viene raccontata attraverso un libro a misura di gigante.
Ho spiluccato qualche acino d’uva dalla pergola, era dolcissimo, e poi ho girato le pagine del libro dipinto a mano. Mi sono resa conto di quanto la mano dell’uomo, quando vuole, sa essere un’addizione, sa tramandare, sa creare quella relazione possibile tra il reale e il favolistico.
Quel libro mi è sembrata la giusta continuazione del pergolato, una Comunione perfetta.

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Nel paesaggio più bello dell’Istria si trova Ponte Porton

Uno dei momenti più esperenziali vissuti a Motovun è stata la cena nella Locanda Ponte Porton.
Ti colpisce subito da lontano, è una locanda dalle pareti colorate, le persiane blu, e la sera si trasforma in una taverna suggestiva.
La cena era ottima. Abbiamo scoperto l’ombone! Un sapore e un profumo che mi hanno ricordato le Marche, Amandola, quell’autenticità che appartiene solo ai posti che sanno di terra.

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Il tagliere di carni ci ha veramente sorpreso e anche il vino era speciale, un Teran locale.
Abbiamo mangiato fuori, sotto il porticato, ma dentro, facendo un giro, ho scovato a sorpresa un’esposizione di quadri molto bella, volti di persone, un occhio originale, colori brillanti.
Ponte Porton è stata la perfetta conclusione di una giornata magnifica e un punto di ripartenza verso altre mete.

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Vuoi che scriva per te?

Sono prima di tutto una viaggiatrice, annuso la vita e ne trattengo le radici. Quindi scrivo per piacere ma anche per lavoro. Scrivo perché senza non saprei starci. E poi fotografo perché la fotocamera è il mio psicologo personale. Cammino sempre con un animale di fianco, un gatto un cane un cinghiale un ippopotamo. Insomma converso. E poi scrivo di nuovo.

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2 commenti

Alessandra 30 Gennaio 2023 - 21:08

Il tuo racconto.. Un susseguirsi di emozioni ballerine…un balzo leggero dentro il tuo quadro che racchiude paesaggi variegati dai colori vivaci.. Un susseguirsi di profumi freschi e di sapori antichi fanno di questi paesaggi un incanto magico della propria immaginazione.. Manu con i tuoi racconti ci immergi in una realtà fiabesca sempre.. Grazie 🤩🥰

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Emanuela Gizzi 31 Gennaio 2023 - 11:27

Un quadro, Alessandra, che dal vivo era molto più bello di come l’ho descritto. Mi sono mancate le parole giuste per rendergli giustizia. Ho fatto del mio meglio ma la natura è troppo superiore! Grazie per le tue parole

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