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Sonia Martelloni e La Compagnia Lo Spannitore

La regista trova ancora una volta lo spunto creativo per andare in scena con Arduino e Nazzareno, a lei questa mia dedica

di Emanuela Gizzi
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Il primo teatro

Sonia Martelloni è l’epicentro della Compagnia Lo Spannitore, la matriarca, la regista, la sceneggiatrice, la cantante e, da quasi trent’anni orsono, ci porta a teatro.
Che non lo pensate com’è adesso, che sediamo in una platea di sedie di velluto e ammiriamo la commedia dipanarsi su un palco vero. Pensatelo quando un teatro non c’era, quando si allestiva una scenografia in spazi arrangiati e la parola teatro poteva essere anche fraintesa.
Sonia Martelloni ha combattuto tante battaglie per fare teatro e da quel momento in poi ha ostinatamente deciso che nessuno poteva tirarsi indietro.

L’ispiratrice Sonia Martelloni

La regola è che non è cortese dire di no perché tanto lei ti fa dire di sì, e se per tutto il resto del mondo c’è una via di fuga, per chi incrocia Sonia c’è solo una risposta possibile: “Sì, Sonia, certo, Sonia”.
Lei è come i profeti, porta in giro la sua parabola, ti fa diventare biondo, verde, un pittore, un’astronauta, e quindi, in un certo senso, c’è il risvolto della medaglia.
No, che avete capito, niente miracoli, semplicemente ti fa vedere un’altra via di fuga: la libertà di esserci, di dire la tua, di affrontare qualche paura e volerti bene.
Un’ispiratrice, insomma. Una pensatrice.
Si direbbe una donna tutto d’un pezzo e, quando dirige gli attori, lo è. Non capisci nemmeno che pensieri ha dietro quel cipiglio. Ma fuori da quel ruolo lì, si salvi chi può!
Diventa, lei stessa, uno di quei suoi personaggi strampalati e allora comprendi che in ognuno di loro c’è un pezzetto della sua vita, le cose che le succedono davvero.

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Il carattere e la follia

Sonia Martelloni è una a cui capita di tutto e si va a infilare in situazioni assurde. Le più assurde che possiate immaginare. Anche quando non c’entra niente, lei ci si ritrova dentro. Ora, i suoi personaggi sono sopra le righe, fanno ridere, ti portano nel loro mondo e passi due ore sentendoti da un’altra parte. Ma nulla in confronto a quando ti racconta cosa le è capitato in giornata.
E poi ride di sé, è autoironica, svampita, è capace di uscire di casa con il guinzaglio in mano, di girarsi con i capelli dritti quando non vede Bach dietro di sé, di urlare in mezzo alla strada che manco i matti, e poi di ritrovarlo dietro la porta di casa, che l’aspetta con l’occhio languido di quei cani che vogliono fartela pagare per esserteli dimenticati.

Sonia Martelloni, artista libera

Capirete bene che cerca di mantenere questo ruolo “altolocato” di ispiratrice, ci prova, si sistema i capelli selvaggi, si trucca, si appende dei giganteschi orecchini che nessuno avrebbe il coraggio di portare e, con gli occhi spiritati se ne va in giro a reclutare gente.
Però poi non ce la fa a reggere questo ruolo perché l’arte, quella vera, si impossessa di lei e le scarabocchia i compitini che ha fatto.
Allora canta. E quando canta si ferma la terra.
Tutto quello che non riesce a dire scrivendolo su un copione lo mette dentro la voce, dentro il suono, dentro la vibrazione.
Gli artisti fanno questo: si lasciano guidare dal vento, da quello che hanno dentro, dalla musica e dagli spiriti.
Di sicuro Sonia si fa guidare dalla sora Nanda, sua madre, che è in molti dei suoi personaggi teatrali e quando non c’è, comunque, compare il suo nome in bocca qualcuno.
Una madre che lei ha amato, che ha assistito e che le ha insegnato ad essere libera.

Arriva “Bufera”

Ci sono delle persone che sanno costruire, portare a compimento dei sogni, e farli vivere anche ad altri. Lei è una di queste persone.
Ma non immaginatevi la favola della fatina buona. Sonia Martelloni, in arte Bufera, è capace di strillarti anche se hai cinquant’anni. Forse perché nella vita ha fatto l’insegnante e le rimasta l’indole della “maestrina”.
Però con lei ti senti un po’ quello studente de “L’Attimo Fuggente” che sale sul banco e grida “Capitano o mio Capitano”.
È nella sua vena artistica trainare, far immaginare il principio dell’arte, metterla a servizio degli altri.
Intanto però bacchettate a non finire!

La Compagnia Lo Spannitore di Sonia Martelloni

Si dice che laddove ci sono troppe teste a pensare subito arrivano i litigi.
La Compagnia Lo Spannitore, invece, è una casa con le tegole rosse, due finestre e una porta sulla facciata, il comignolo da cui esce il fumo del caminetto acceso, un albero di fianco e un vialetto con qualche fiorellino sul prato. Sì, l’avete vista bene, è la casa disegnata da un bambino. Una casa essenziale, senza tanti riccioli: forse con la carta da parati nelle stanze e tanta allegria nell’aria. Ma una casa che, se la disegni, ci devi fare le vignette sopra perché tutti vogliono recitare, dire la loro, cantare, ballare, ubriacarsi di sana follia.
Sonia lo sa che è opera sua, che se li sceglie giusti per affiancarla, ma oltre che sul palco, anche nella vita di tutti i giorni. Comici nati che non hanno bisogno forse di un costume.
Persone perbene, lavoratori, uomini e donne di principio, generosi, molto generosi, persone che forse, proprio grazie a questa casa sono rimasti umili, saggi, incredibilmente teneri nel loro piccolo.

Tutto esaurito

Di Arduino e Nazzareno 3 possiamo dire che … non lo voleva fare! Anzi, tutti gli anni annuncia che si ritirerà dalle scene, che smetterà di scrivere commedie ma poi riempie il Teatro J.P. Velly ancora una volta.
Anche quest’anno sei sere sold-out a una settimana dalla Prima.
Un tributo alla sua solarità, alla tenacia con cui ha mantenuto il punto.

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Un amica leggendaria

Mi piace Sonia, ha una qualità che non trovi ovunque: sa ascoltarti, sa metterti in mano i colori per riempire quello spazio che le hai descritto.
Ti trova sempre da fare qualcosa, e qui sono ironica perché lei mi massacra, letteralmente, ma io le voglio bene, la stimo, e le sarò sempre grata di avermi insegnato tante cose.
E poi è una comica di suo, soprattutto se si parla di tecnologia, di cellulari, computer… e non ultima nell’elenco di “cose magiche”, Alexa.
Per dire che la sua ingenuità rispetto al mondo è ancora una caratteristica dominante del suo essere e che le gag di cui è protagonista tengono sempre banco alle cene, durante i corsi di pittura, e nei copioni teatrali.
Non ci fa, lei è così. Svampita, colorata, ormai una leggenda per gli addetti ai lavori.

Grazie Sonia!

C’è un momento nella vita, in cui ti passa tra le mani il passato, i ricordi, le fotografie. Questo è uno di quei momenti storici.
E questo è un momento per cui sento profondamente la necessità di ringraziare lei e gli attori di tutte le commedie, tutte, anche quelle precedenti: ho potuto scrivere perché vi siete concessi, ho potuto fotografarvi perché mi avete sempre voluta al vostro fianco, ho potuto stendere questi racconti perché avete tante cose belle da raccontare.
L’energia prodotta da Sonia Martelloni è un diamante prezioso e in una società che ci vuole omologati, tristi, ignoranti, ammassati e “yes man”, è sempre bello potersi esprimere, e farlo con la propria testa e con gli altri.

A nome di tutti, Sonia, ti ringrazio per averci fatto ridere e ballare, per averci colorati, amati, trattenuti a forza vicino a te, per esserti resa madre di tutti, artista poliedrica, signora di un tempo diverso.
E per averci fatto dire almeno una volta nella vita:

“Mannaggia Sanpisternaccio”!

 

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LE INTERVISTE

Gli attori della Compagnia Lo Spannitore si raccontano:

Sono prima di tutto una viaggiatrice, annuso la vita e ne trattengo le radici. Quindi scrivo per piacere ma anche per lavoro. Scrivo perché senza non saprei starci. E poi fotografo perché la fotocamera è il mio psicologo personale. Cammino sempre con un animale di fianco, un gatto un cane un cinghiale un ippopotamo. Insomma converso. E poi scrivo di nuovo.

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