Étretat mescola i colori dei pittori e le parole dei poeti, spiffera di venti e le acque si ritirano, una magia ha inizio e tu ne sei parte
Pittura viva
Étretat è un paesino della Normandia, vicino a Le Havre, chiamato “Costa d’Alabastro” per le imponenti falesie di gesso che si stagliano sul canale de La Manica.
Nuvole gonfie di bianco e sfumature d’azzurro avvolgono l’incredibile vista che si gode dall’alto, è esattamente un quadro di Eugène Boudin ma anche un paesaggio impressionista di Claude Monet.
Io so solo che ero nel quadro, l’ho vissuto. Il mare grigio perla, le spiagge meraviglie della Natura, le pozze d’acqua sulla sabbia a indicare il passaggio delle maree, le conchiglie disseminate ovunque.
Ad Étretat il vento ti respinge
In cima si stava come su un altro pianeta. L’erba verdissima dei campi da golf, quasi elettrica, sembrava un tappeto di velluto dentro questo dipinto già perfetto. Mi ricordo la sensazione del vento, facevo fatica a camminare, arrivava dal mare, ad onde, e mi sbatteva sul viso. Sono riuscita ad arrampicarmi carponi fino all’estremità della Falesia degli Amanti, i gomiti che mi spingevano contro il vento. E poi la testa si è sporta giù verso l’indefinito. Ho lasciato scivolare giù lo sguardo dentro quello strapiombo mozzafiato.
La scogliera era bianchissima e fluttuava con i riflessi dell’acqua. Pareva di stare appesi nel nulla, col vento che non ti lasciava in pace, voleva soffiarti via di li.
Tra le falesie spunta l’Aiguille
In cima si arriva alla Cappella di Nostra Signora della Guardia che ha questo profilo irregolare, neogotico, donatole dai marinai che oltre a costruirla trasportarono ogni pezzo a mano.
Anticamente Étretat era un villaggio di pescatori oggi è una famosa stazione balneare, e non a caso mi viene da dire. Ha spiagge di ghiaia bellissime, incoronate dalle scogliere, e un paesaggio naturale in cui immergersi completamente. Lungo la costa, vicino alla Falesia d’Aval, si incontra una guglia alta 51 metri, l’Aiguille, vittima come il resto delle rocce di un’erosione brutale che ha rigato le superfici e trasformato le rocce in figure astratte.
Étretat e il misterioso sopravvissuto al naufragio
C’è poi il famoso arco della Falesia di Manneporte: anche io ho visto in quel suo profilo mastodontico la proboscide di un elefante. Maupassant invece ci vedeva la nave svedese che vi naufragò rovinosamente.
Una leggenda, in merito a questo triste evento, narra di un unico superstite. Gli abitanti accorsero appena le acque si ritirarono e, all’interno di una grotta, trovarono il corpo dell’uomo che si era salvato miracolosamente.
Quella grotta che viene chiamata “Il Buco” e si può raggiungere ancora oggi, ma bisogna conoscere gli orari delle maree per entrarci in sicurezza, e soprattutto riuscirne.
Come guardare un quadro famoso
Ètretat è entrata di diritto nei quadri di Eugène Boudin, il massimo esponente del Realismo.
Soprannominato “Il Re dei cieli” -proprio per questa sua qualità- ha trovato qui, tra queste alture e il mare, l’espressione più profonda del suo stato d’animo. Ed ha colto con impeto la luminosità di un attimo, per restituire quell’immediatezza tipica della realtà.
Su queste pendici mosse i suoi pennelli anche Oscar Claude Monet, uno dei fondatori dell’Impressionismo. Fu proprio ad Ètretat che s’imbatté in Boudin.
Un incontro che ha reso quei paesaggi immortali
Soprattutto è il Plein air, cioè il dipingere all’aperto, a rendere uniche le loro opere. Hanno restituito una Natura pura, vera, che ho ritrovato in molti scorci. D’altronde, sulle spiagge ma anche dalle scogliere tutto accade molto velocemente. La luce cambia repentina, il vento comincia a soffiare forte -proprio come è accaduto mentre ero lì-, e i colori si miscelano diventando altro. Più chiari, più scuri, più intensi, più morbidi. Si può dire che il paesaggio di Ètretat è stato un seme florido, tanto per il Realismo quanto per l’Impressionismo, ma ha anche acceso luci nell’ambito della narrazione.
Il mito di Lupin nasce a Étretat
Infatti lo scrittore Maurice Leblanc tra queste terre ventose ha fatto nascere le avventure di Arsenio Lupin, dove visse per un periodo della sua vita.
Oggi la Casa-Museo “Clos Lupin” che porta il suo nome, è un viaggio divertente nella vita del ladro; ed entrambi, Leblanc e Lupin, ti accompagnano per scoprirla.
Tutto si svolge come se si fosse sul palcoscenico di un teatro. E nel visitarla, la suggestione è che si ritrova molto più del ladro -il quale l’ha abitata nella finzione- che dello scrittore -il quale invece l’ha abitata davvero-.
La stanza più simpatica è quella dei costumi. Lupin era famoso per i suoi mille travestimenti. La più interessante è la base di controllo da dove il ladro decideva e metteva in moto tutte le sue astute mosse.
Étretat e il Giardino “Topiario”
Una delle cose più singolari in questo paese della Normandia è il Giardino d’Ètretat.
Opera del paesaggista Alesandre Grivko, i Giardini sono una composizione tra Natura particolareggiata ed Arte, composti insieme per dare armonia.
Sono stati realizzati per recuperare un’area in stato di abbandono ed hanno prodotto un’elegante complesso botanico in grado di accarezzare i cinque sensi.
Si chiama Arte Topiaria quella singolare teatralità che connota le piante. La Natura è modellata traendo ispirazione dal luogo: quindi le falesie, le conchiglie, le ostriche, le acque vorticose del Canale della Manica prendono corpo sulle vegetazioni.
Sembra una magia, e -ricordo- mi fece venire in mente il film “Edward Mani di Forbice”, quando con quelle mitiche sforbiciate, e in pochi secondi, trasformava le siepi in cervi, persone, biciclette, dinosauri.
Ètretat mi ha regalato l’incanto della Natura, in ogni sua forma, se lo visitate sappiate entrare nella sua composizione metà realista-metà impressionista.
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Sono prima di tutto una viaggiatrice, annuso la vita e ne trattengo le radici. Quindi scrivo per piacere ma anche per lavoro. Scrivo perché senza non saprei starci. E poi fotografo perché la fotocamera è il mio psicologo personale. Cammino sempre con un animale di fianco, un gatto un cane un cinghiale un ippopotamo. Insomma converso. E poi scrivo di nuovo.