Home IL CREMERATrekking con gli Etruschi Il Crèmera Etrusco scalpita e poi muore

Il Crèmera Etrusco scalpita e poi muore

di Emanuela Gizzi
Il torrente percorribile PhotoCredit Emanuela Gizzi Mapping Lucia

Parlo di Crèmera Etrusco, ricco di cunicoli e tombe, per distinguerlo da quello che appartiene al Parco di Veio, in cui il paesaggio è predominante

Seconda parte

Il Crèmera etrusco, così si potrebbe definirlo, andando sempre più a lambire Veio e le sue tombe, i suoi tesori nascosti. Elementi di forte identificazione di queste terre.

E chissà quanto si nasconde sotto le colline, se ci sono altre Tombe Campana o altri cunicoli come quello di Olmetti.

Dalla Tomba dei Leoni Ruggenti, dove mi ero soffermata nell’altro articolo, faccio un piccolo volo e arrivo alla Cascata della Mola di Isola Farnese. Una cascata che si può toccare, i piedi possono entrare nel suo minuto bacino, restare per un po’ a sentir scivolare le battaglie, la memoria delle terre che attraversa, l’irruenza che scalpita e prosegue verso Roma.

Il Crèmera etrusco e il suo corso

Il Crèmera etrusco sembra non avere confini. Infatti, seguendolo, ci si rende conto di quanto sia lungo, per la precisione 30.5 chilometri. Motivo per cui, quando decisi di fare una docu-storia di questo torrente e crearne una mostra, ci misi dentro soprattutto il dato di percorrenza.
Non tutti i tratti sono alla nostra portata. Si può camminarci dentro in alcuni punti, in altri è più facile raggiungerlo con la macchina, è talmente spezzettato in parti libere e parti private da averne a noia. I torrenti dovrebbero appartenere a tutti e, da camminatrice, posso tranquillamente affermare che vedersi mozzare la strada non è piacevole. Piuttosto fastidioso, anzi.

Il Crèmera spezzato

Tuttavia, succedeva proprio questo, durante la costruzione del mio viaggio-documentaristico. Mi sono dovuta fermare più volte e riprendere da altri ingressi, lasciando lacune nella mostra Vi ho rubato il Crèmera @30.5. E, dunque, c’è una completezza nel racconto ma sarebbe stato bello poter riempire anche le lacune.

Floracult PhotoCredit emanuela gizzi Mapping Lucia69

Un po’ privato

Lasciandoci alle spalle Formello e poi Isola Farnese, l’acqua ci porta verso Roma, dove è stato maggiormente interrotto. Passa in un luogo come i Casali del Pino, di proprietà delle sorelle Fendi, e incornicia una manifestazione chiamata Floracult, a fine aprile. Il pezzetto successivo si rintraccia non lontano dalla Centrale Elettrica e dal Tumulo di Monte Oliviero, un luogo senza tempo. Un’alberata suggestiva tra i tralicci, un’onda verde che spazza via il suono della strada, qualcosa di remoto si incastra in questo spazio campestre.

Dove va a finire il Crèmera Etrusco?

Il Crèmera etrusco passa e prosegue verso altri terreni irraggiungibili e ricompare sotto il ponte della Cassia bis dove confluisce un altro fosso di Formello, il Pantanicci.
Tocca -uno a uno- i Casali della famiglia Valchetta-Cartoni che, lungo il torrente, allevano animali e producono latte. Sul loro terreno esiste una vecchia piccolissima cabina da dove si manovrava un altrettanto piccolissima diga.

Poco sopra, invece, spunta la Torretta Valchetta, di altri proprietari che mi hanno negato l’accesso alla loro proprietà.

Foce del Crèmera Labaro PhotoCredit Emanuela Gizzi Mapping Lucia

Il Crèmera Etrusco si sporca di urbanità

E da qui al Tevere il passo è breve. Il Torrente viene coperto dal costruito di Labaro anche se, stendendosi a terra -su uno dei tanti cavalcavia- e guardando sotto, esistono ancora due piccoli archi romani.  Un ponticello. A suo tempo costruito per attraversare il flusso d’acqua da una parte all’altra. Oggi, certo, è sovrastato dalle tante vicissitudini della globalizzazione, dalla vita pratica. Soffre lì sotto, schiacciato dalla nostra triste arroganza. Sì, i cavalcavia sono comodi, tuttavia penso sempre che, anche il più piccolo monumento di storia, non dovrebbe mai essere umiliato così.

Per rintracciarlo mi sono dovuta stendere sul marciapiede mentre le macchine mi svuotavano addosso i loro clacson. Tanto per dire quanto è complicato far ascoltare, ancora, il richiamo dei ricordi del passato.

Un finale indecoroso

La stessa voce che, in questo articolo, vuol denunciare lo schifo sotto –gli indispensabili- cavalcavia. Un accumulo di panni e sporco, di degrado, di orrenda realtà che accompagna in questo ultimo passo, il Crèmera. Non so cosa si annidi nel Tevere, quanta indecenza, so che sopra corre il ponte ciclabile, l’unica opera interessante. Ma sotto, qualcuno ci guarda?

Delusa dalla fine del mio Torrente, che nasce in un posto così straordinario come Il casco delle Cornacchie, non posso che scriverlo, sperando in una riqualificazione della zona. Dovendola per forza raccontare, non ne escono che parole di sgomento.


Ascolta il Crèmera in questo articolo:
Variazione d’alberi e rami sul Crémera
Pezzi di me nel Crèmera: due storie


Guarda dove nasce il Crèmera Etrusco:
Il Crèmera spacca Formello in due


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Sono prima di tutto una viaggiatrice, annuso la vita e ne trattengo le radici. Quindi scrivo per piacere ma anche per lavoro. Scrivo perché senza non saprei starci. E poi fotografo perché la fotocamera è il mio psicologo personale. Cammino sempre con un animale di fianco, un gatto un cane un cinghiale un ippopotamo. Insomma converso. E poi scrivo di nuovo.

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