Una variazione d’alberi e rami sul Crémera? Non è mica così strano se si gioca con la propria fantasia e si ha voglia di verità
Pazzesche danze
La variazione d’alberi e rami sul Crémera è una raccolta fotografica che è stata esposta all’interno della mostra “Vi ho rubato il Crèmera @30.5″.
Io nel bosco sono come a casa. Mi sento abbracciata, supportata, sento che la loro corteccia in qualche modo fortifichi la pelle degli uomini.
Non chiedetemi come, ma lo fa. Provate ad abbracciarli e sentirete un fluido che passa da loro a voi.
Alberi di ogni tipo, anche quelli strapazzati dalle intemperie, quelli vorticosamente sedotti dalle edere rampicanti, quelli nudi e poi spettinati, quelli che costruiscono ragnatele a ridosso del cielo.
Quelli caduti, eppure, lo stesso, così vivi.
Gli alberi, anzi, i suoi rami, come ho già scritto, sono per me, il risultato di tutte le strade che hanno dovuto indicare a chi è passato di lì. E io mi sento fortunata quando incontro gli alberi. Sento di non potermi perdere.
Le valli del Sorbo sono boscose, naturali, bellissime. Il corso di questo torrente è protetto da molte variazioni d’alberi, c’è una specie di fratellanza in questo loro costruito, in questo loro gioco di parti.
La variazione d’alberi e rami del Crémera è un vero e proprio percorso sensoriale
E, se si penetra il cuore del Parco di Veio fino alla Cascata dell’Inferno, o si percorrono i sentieri de La Selvotta, lì, gli alberi, sono al massimo della loro spettacolarizzazione. Prima silhouettes nitide poi ragnatele complesse, poi figure danzanti e ancora baluardi storici.
Di questo ci si trova circondati mentre la Natura ci accoglie.
Nei punti più aperti di una radura si può godere dell’effetto ottico creato dall’acqua, gli alberi galleggiano -figurativamente- raddoppiando la propria immagine, nelle insenature più strette, invece, gli alberi -ci pescano nell’acqua-, se ne stanno lì morenti, ma formando delle trame artistiche sia sulla superficie che sotto.
Bacchetta magica
Mi sembra di averli adottati tutti. Egoisticamente sono miei. Ogni volta che li vado a trovare mi sembra mi salutino e nel rivederli mi sento in pace, come se fossero punti fermi di un sistema personale di cose.
Quelli con cui si riesce a dialogare meglio, perché vicini e avvolgenti, sono quelli sul sentiero tra la Mola di Formello e Le Piscine. Lì, i tronchi muschiati, sembrano creature viventi. Passandoci in mezzo si può sentirli respirare o si può ascoltarne la grassa risata, un vociferìo misterioso che ci tiene sospesi tra favola e realtà.
Il punto è che, se non si crede a un po’ di magia, la vita diventa pesante, e gli alberi ci ricordano, invece, che abbiamo un potere non sottraibile: sognare.
Experience allo stato puro
Un giorno, ad esempio, mi sono sentita osservata: ero dentro il tratto di macchia impervio dove non arriva il Crèmera. A un tratto, intorno a me un rumore-non rumore, anzi, più una percezione di movimenti spettrali.
Ho immaginato si trattasse di un branco di cinghiali, forse lo erano o forse no, che si muovevano veloci tutti intorno. Non sono riuscita a vedere cosa fossero ma da quel giorno ho amato i cinghiali, presenze-assenze della nostra terra, così denigrati, odiati, lasciati morire nei macelli, cacciati.
Ho sempre avuto un debole per i più deboli, sembra una riflessione sciocca ma in questa semplicità ritrovo sempre me stessa e, nel sentirmi osservata, quel giorno ho capito che avevo paura e che se non avessi immaginato che i cinghiali erano miei amici, probabilmente, non avrei più ritrovato la strada.
Pensierino
Io non sono coraggiosa, anzi, temo sempre che capiti qualcosa di incontrollabile, non mi va di sembrare indomita, preferisco scrivere le mie angosce, che poi sono certa siano le stesse di altri milioni di persone, ma preferisco anche superarle, sono una folle con il freno a mano tirato.
E se c’è una cosa che mi fa superare le paure questa è la mia variazione d’alberi e rami sul Crémera, vederli così alti e resilienti mi fa desiderare di esserlo anch’io, magari alta no ma resistente, ecco, sì. Temprata in mezzo alla vita.
Chi decide di provare quest’esperienza deve ricordarsi di averne anche molto rispetto: non lasciate traccia di voi in giro, solo il vostro pensiero.
ACCEDI ALLA MOSTRA FOTOGRAFICA DIGITALE: I MIEI ALBERI
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Sono prima di tutto una viaggiatrice, annuso la vita e ne trattengo le radici. Quindi scrivo per piacere ma anche per lavoro. Scrivo perché senza non saprei starci. E poi fotografo perché la fotocamera è il mio psicologo personale. Cammino sempre con un animale di fianco, un gatto un cane un cinghiale un ippopotamo. Insomma converso. E poi scrivo di nuovo.