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Apertura della Porta Santa del Sorbo

di Emanuela Gizzi
Sfilata porta Santa del Sorbo PhotoCredit Emanuela Gizzi Mapping Lucia (4)

Tutti sorpresi dell’Apertura della Porta Santa del Sorbo, in uno dei luoghi che noi amiamo di più, il Santuario della Madonna del Sorbo, un posto fatto di silenzi

Sfilata di anime

Il giorno dell’Apertura della Porta Santa della Madonna del Sorbo, il piazzale era stracolmo, il mormorio e l’attesa vibravano in aria, è stato uno dei momenti più aulici che io ricordi. Il silenzio religioso che di solito si inala non c’era.

I gonfaloni sono arrivati uno dietro l’altro, sostenuti da una processione di persone, così i sacerdoti che scortavano il Vescovo, quasi come ad aprirgli un corridoio celeste.

Ero appesa su una finestra a guardarvi dall’alto, che meraviglia vedere così tante persone venute in pace, vi ho fotografati per la tenerezza che ho provato di sentirvi così uniti.

Apertura della porta santa PhotoCredit Emanuela Gizzi Mapping Lucia (3)

La mano sulla Porta Santa

È stata la stessa identica emozione di molto tempo fa quando mi unii a un gruppo in pellegrinaggio per incontrare Papa Woytila, non mi ricordo il nome della città ma ricordo quel formicolio nella pancia e negli occhi. E, lì, eravamo più di cinquemila persone. La fede degli altri mi aveva contagiata quel giorno, era stato come assistere a un’anomalia, come guardare a una navicella spaziale che, si solleva da terra, e, puncica di luce gli uomini rimasti sotto.

Poi il Vescovo ha poggiato una mano sulla Porta, ha recitato alcune preghiere, forse -non lo sentivo da lassù- e l’ha spinta, si è aperto prima uno spiraglio scuro, poi la luce della volta ha illuminato i cittadini seduti dentro, in attesa come noi, fuori, del momento sacro. C’è stata una congiunzione di luoghi, di spazi, di umanità.

Davvero una di quelle giornate indimenticabili. Poi è tornato quel silenzio. Evviva.

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Sono prima di tutto una viaggiatrice, annuso la vita e ne trattengo le radici. Quindi scrivo per piacere ma anche per lavoro. Scrivo perché senza non saprei starci. E poi fotografo perché la fotocamera è il mio psicologo personale. Cammino sempre con un animale di fianco, un gatto un cane un cinghiale un ippopotamo. Insomma converso. E poi scrivo di nuovo.

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