Quel Mulino sul Crèmera è stato scritto dal Dott. Gino Polidori, non solo come testimonianza dei luoghi e delle persone, ma anche per accendere una luce
La memoria storica
Quel Mulino sul Crèmera è il libro-ponte che Gino Polidori, ex-Presidente della Banca di Credito Cooperativo di Formello, ha scritto per puntare i riflettori sulla Mola del Grano, in stato di totale decadimento, cinta da una radura impervia e inaccessibile.
La sua memoria ma anche quella di chi ha dato voce ai racconti -riportati nel libro- rievocano la vita in questa parte di territorio. Il grande lavoro che vi si svolgeva attorno, le urla dei bambini che correvano a perdifiato fino alla Riforta della Mola. E poi ancora i tuffi, i bagni, le risorse spontanee che vi crescevano. More, lumache, cicoria.
“Senza sosta, come Caronte, trasporta da secoli verso il Tevere ciò che riesce a strappare alle rive e quanto dai monti rotola nel suo letto. Infaticabile Crèmera”
cit. Gino Polidori
L’idea del Dottor Polidori, di trasformare quel Mulino sul Crèmera in un centro di cultura per giovani, dove poter leggere, custodire la memoria storica delle nostre Valli del Sorbo, è un moto del cuore che andrebbe sostenuto. L’unico progetto da intraprendere se si vuole aggiungere storia ed evitare la lenta sfarinatura di ciò che è rimasto in piedi.
Intanto, la regista Sonia Martelloni, ne ha tratto un lavoro di sceneggiatura per la prossima commedia, intitolata proprio La Riforta della Mola, che uscirà a dicembre 2018 presso il Teatro Velly di Formello.
Io nella Mola
Ho potuto scattare alcune delle fotografie pubblicate in Quel Mulino sul Crèmera. E’ stata l’unica volta che sono riuscita a entrare nella pancia del Mulino. Era buio dentro, si affondava nel fango. Con solo una torcia ho potuto fotografare: l’asta di manovra, che congiungeva le pale alle macine, il canale di adduzione dell’acqua e il canale di deviazione. Tre elementi importanti per il funzionamento di tutto il sistema di macinatura.
Ci sono anche molte macine sul dorsale che scende, da recuperare e riutilizzare. Mi ricordo di tanti anni fa quando alla fine di una passeggiata notturna ci siamo seduti intorno a una macina e abbiamo letto delle poesie. Avevamo portato il formaggio del pastore e del vino rosso, abbiamo apparecchiato tutto sulla macina e ci siamo seduti intorno. Ci siamo persi nell’atmosfera agreste.
Riporto un passaggio del libro che mi ha fatto molto ridere e che racconta di un episodio avvenuto più di trecento anni fa:
Nel mese di Maggio del 1658 le genti di Formello ed altri convicini della campagna romana vennero a supplicare il Papa Innocenzo X che volesse scomunicare e maledire una infinita quantità di cavallette, le quali distruggevano li grani et biade di quel paese. Il Papa le scomunicò et maledisse et mandò tre vescovi da quelle parti a scomunicarle et maledirle et a comandare che se ne andassero a mare per il Tevere. Et fu cosa meravigliosa a vedere che quegli animali correvano alla volta del Tevere et lo riempirono in guisa che l’acqua non si vedeva et era negra come l’inchiostro”
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Sono prima di tutto una viaggiatrice, annuso la vita e ne trattengo le radici. Quindi scrivo per piacere ma anche per lavoro. Scrivo perché senza non saprei starci. E poi fotografo perché la fotocamera è il mio psicologo personale. Cammino sempre con un animale di fianco, un gatto un cane un cinghiale un ippopotamo. Insomma converso. E poi scrivo di nuovo.