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Viaggi atipici di Simone de Beauvoir

di Emanuela Gizzi
Ritratto di Simone de Beauvoir PhotoCredit Thierry Ehrmann

Ho subito trovato in “Un malinteso a Mosca” quel che cercavo di Simone de Beauvoir, anzi, i viaggi atipici di Simone de Beauvoir, quelli che lasciano solchi profondi

Parte da sé stessa

I viaggi atipici di Simone de Beauvoir si allargano, e prendono forma, in un angolo del cafè parigino, I due Magi o al Cafè de Flore. Nel primo sedeva in disparte, osservando gli altri, nel secondo si intratteneva in chiacchiere con il suo amante e confidente, Jean Paul Sartre.

Simone viaggia molto, soprattutto in Russia e, quando lo fa, canalizza con attenzione le parole, si fa promotrice, anzi, pioniera del femminismo. E’ una donna, -non bellissima- ma, di intelligenza raffinata, in tutto quel che decide di raccontare, Sartre è onnipresente. In tutto quello che decide di concedersi, i viaggi sono lo spunto da cui parte sempre per inneggiare alla passione e al coraggio, per arrivare a una sua personale traduzione di invecchiamento. Quest’ultimo è un tema che si rintraccia come un tarlo, nei suoi lavori.

Blogger d’altri tempi

È consuetudine pensare che chi scrive affidi ai protagonisti di una storia la propria storia, quantomeno la propria esperienza, ideologia, modi di essere, modi di dire. Simone de Beauvoir è stata un personaggio controverso ma, la folle rincorsa a viaggiare e a scrivere, di questi suoi viaggi, l’hanno resa ai miei occhi anche una blogger dell’epoca.

Slanci da viaggiatrice 

Un malinteso a Mosca, è un racconto che incuriosisce, ci presenta un’artista che ha visitato la Russia diverse volte ma non solo questo. Sono a nudo le sue confidenze, le riflessioni e i rimpianti, si lascia sfuggire convinzioni che, certamente, appartengono più a lei e Sartre che non a Andrè e Nicole, i due protagonisti. Ci fa percepire e immaginare la città con riverberi amabili, plasma di ritmo l’opera e tratta il tempo quasi fosse il personaggio assoluto della storia. Ci stupisce con i riferimenti alla guerra fredda e subito dopo trascende nel più umano tema dell’invecchiamento.

Ma a un certo punto, come se nulla fosse, è la stessa autrice che ritiene ingannevole il testo, troppo autobiografico, troppo vero. Lo scrive nel 1965 ma non lo pubblica mai nella stesura originaria, lo nasconde, lo rimaneggia fino a farlo confluire in un altro racconto: L’età della Discrezione. Quest’ultimo esce nel 1967 ma non possiede nessuna delle caratteristiche interessanti del primo.

Ripensamenti di Nicole o di Simone de Beauvoir?

La Russia scompare per lasciare il posto alla Francia. Andrè e Nicole, da coniugi classici, diventano studiosi universitari affermati e, quasi palesemente, Andrè/J.Paul Sartre non ha più voce in capitolo.

E’ solo Nicole/Simone a filtrare ogni situazione o fastidio, ogni condizione umana a cui sono arrivati. Non ci sono più le discussioni furiose, quel litigio continuo che, forse, doveva averla infastidita. Perfino l’invecchiamento, visto fino a poco prima come un decadimento solo fisico, diventa -con stupore- anche svilimento intellettuale.

Svanisce l’intero impianto che però ricompare nel 1992 col titolo originale Malinteso a Mosca, riportato in forma integrale all’attenzione del pubblico, forse perché considerato, appunto, un excursus più stimolante della seconda traccia.

Malinteso a Mosca di De Beauvoir PhotoCredit Copertina Tea

I viaggi atipici di Simone de Beauvoir diventano Noia o è solo follia?

Per esempio un termine che salta subito all’occhio è Noia: questo sentimento che è evidente in Nicole ma soprattutto lo è in Simone de Beauvoir.

La noia a rivedere i posti. Quel tornare spesso a Mosca non la soddisfaceva, era tempo perso assistere a quel che aveva già visto, le emozioni le aveva vissute a pieni polmoni la prima volta, e le bastavano. Come quando la città le si era aperta davanti agli occhi carica di odori freschi e avventurosi traguardi. La seconda volta cosa avrebbe potuto provare ancora? Solo una lenta e implacabile delusione, qualcosa che, perfino, la innervosiva. Quello stesso malcontento che le aveva fatto scegliere di riscrivere il racconto e cancellare traccia del suo stesso, primordiale, pensiero.

Un altro termine che pure è bellissimo nella prima stesura, ridiventa protagonista, ovvero il doppio tempo che cala tra i due Andrè-Nicole. Se l’uno -infatti- pensa al presente, si confronta e gode del presente, l’altra non rintraccia più nemmeno il passato, ha paura di questo tempo distratto che le scivola via.

Sparpagliata ai quattro angoli della terra

Viaggiava in modo diverso da come si viaggia oggi, Simone. Era un’appassionata di politica, aveva spesso l’esigenza di muoversi per fini politici: si trovava in Francia, come cronista nella radio nazionale francese, mentre imperversava il nazismo. Era in Spagna durante la Guerra Civile Spagnola. Fece parte della Resistenza durante la Seconda Guerra Mondiale. Prese posizione a favore della Guerra di Liberazione Algerina e sbarcò all’Havana  durante la Rivoluzione Cubana. Tanto per citare alcuni dei suoi spostamenti più noti.

Un viaggio nel Femminismo

Diventa la madre del femminismo scrivendo e pubblicando Il secondo sesso, un saggio che di per sé è un altro tipo di viaggio: quello della condizione umana della donna subordinata al primo sesso, ovvero l’uomo.

Mi piace ricordarla con una sua frase:

D’un tratto la Storia mi cascò addosso e scoppiai: mi ritrovai sparpagliata ai quattro angoli della terra, legata con tutte le mie fibre a tutti e ciascuno. Idee, valori, tutto fu sconvolto; la felicità stessa perse la sua importanza”

Un impeto descrittivo di ciò che era e forse anche di ciò che non era, che me l’ha fatta sembrare così attraente e una viaggiatrice insolita.


Leggi di altre donne famose il cui viaggio è stato straordinario:
Il viaggio numerò 5 di Coco Chanel
Annie Londonderry viaggiò in bicicletta
Vivian Maier viaggiò con lo sguardo


QUI la pagina fb dell’autrice


 

Sono prima di tutto una viaggiatrice, annuso la vita e ne trattengo le radici. Quindi scrivo per piacere ma anche per lavoro. Scrivo perché senza non saprei starci. E poi fotografo perché la fotocamera è il mio psicologo personale. Cammino sempre con un animale di fianco, un gatto un cane un cinghiale un ippopotamo. Insomma converso. E poi scrivo di nuovo.

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