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Lady D è ancora in viaggio in Italia

di Emanuela Gizzi
Il Velo di Lady Diana PhotoCredit Joey Haupt

Lady D più che per piacere ha viaggiato per bisogno di umanità, solo in Sardegna usciva fuori dagli scenari sociali, a Porto Cervo era semplicemente Diana

Dal velo nuziale alle mine anti-uomo

Lady D è ancora in viaggio in Italia, potrebbe essere il titolo di una canzone, di quelle che fanno sognare una realtà diversa per la principessa dal sorriso triste.

Addio rosa d’Inghilterra, mi sembra che tu abbia vissuto la tua vita come una candela nel vento

cantava Elton John, ricordando Lady D. Ma il viaggio di questa donna, introversa e forte, non si è mai spento come una candela, ancora brilla.

Lady Diana è la donna più celebre di tutti i tempi. Un’eroina -a sua insaputa-, di quelle che non hanno salvato il mondo ma hanno provato a salvaguardare la figura femminile dalle umiliazioni e aggressioni dei media. Tra il personaggio della Principessa triste -dallo sguardo mite e il sorriso laconico- e i vari ruoli che si è ritagliata -da Lady di classe a Ambasciatrice umanitaria– io ho sempre preferito questo seconda ruolo.

Mi ricordo il matrimonio e quel lungo velo indossato, 7 metri e mezzo di organze, nastrini, e perle: mi sembrò così gravoso su quella figura esile che avanzava nella navata, schiacciata da un Regno pretenzioso. Era già l’emblema del peso che avrebbe portato sulle spalle.

 

Madre Teresa di Calcutta PhotoCredit 1986 Túrelio (via Wikimedia-Commons)

Madre Teresa di Calcutta PhotoCredit 1986 Túrelio

Quell’incontro cambiò lo stile di Lady D

I viaggi per scopi umanitari sono l’unico momento di respiro. Era già più adulta, aveva già portato quel fardello e se ne era, tra virgolette, liberata. Camminare sui campi minatati dell’ex-Jugoslavia o su quelli della Bosnia, o su quelli ancora dell’Angola, doveva essere stato per lei più facile che seguire il galateo di corte.

È diventato virale l’abbraccio con Madre Teresa, proprio a Calcutta, nel febbraio del 1992 mentre erano in visita alla Casa del Cuore Puro, lo storico ospizio per poveri e moribondi, gestito dalle Missionarie della Carità.

La religiosa le indicò la strada, mostrandole quanto avrebbe potuto essere utile -col suo carismatico intervento- ai bisognosi di tutto il mondo. Le consigliò di portare -per primi- i suoi figli, William ed Henry, a confrontarsi con i malati, i senzatetto, la gente che soffre. La Principessa si aprì a quel cambiamento, non solo per un atto estremo d’amore nei confronti del prossimo ma anche per una prova di coraggio verso sé stessa. A lungo soggiogata da uno strascico insopportabile.

La principessa senza guanti

Da questo e da altri viaggi, durante i quali incontrò di nuovo la Missionaria, affiorarono alcuni piccoli stravolgimenti nella sua mise. Era sempre stata alternativa, nel portare le prime gonne sopra il ginocchio, i primi jeans, fu persino la prima Reale della casa Britannica a indossare i pantaloni in pubblico. Ciò che abolì, durante la conversione, furono i guanti e il cappellino, due accessori che non le permettevano di avere un contatto di mani diretto con chi soffriva e le conferivano altresì una carica sociale.

Si spese moltissimo anche nelle campagne di prevenzione contro l’Aids, visitando gli ospedali, portando un abbraccio e un sorriso ai malati. Mise all’asta alcuni suoi abiti celebrativi, testimoniò, come meglio poté, il bisogno di normalità, di una vita serena e sana.

Lady D PhotoCredit Nick Parfjonov

Lady D PhotoCredit Nick Parfjonov

In Italia il suo ultimo viaggio

Era il 1985 e Diana visitò la Sardegna per la prima volta, insieme al promesso sposo Carlo d’Inghilterra. Durante quella crociera, salpata da Gibilterra per toccare anche Egitto, Tunisia e Grecia, i due giovanissimi innamorati avrebbero dovuto scegliere la meta del loro futuro viaggio di nozze.

Lady Diana rimase stregata da Porto Cervo tanto da tornarci nel 1985, appena sposati, e poi successivamente per le vacanze ufficiali con i figli. Famoso, è uno scatto dell’89 a Tavolara, che la immortalò in bikini, all’epoca vietato dall’etichetta reale. Ci furono altre fughe sull’isola, alcune in solitaria, altre con il marito, l’ultima nel 1992, l’anno in cui si separarono. Per giungere all’atto finale.

La vacanza con Dodi Al-Fayed a Porto Cervo si rivelò, davvero, l’ultimo viaggio e, chi ne riprese il saluto all’Aeroporto Costa Smeralda, mitizzò anche il sorriso eterno della Principessa del Popolo.

Dopo poche ore quel sorriso si affievolì per sempre.

Ancora in viaggio

Lady D riposa ormai da 22 anni su una piccola isola, Round Oval, al centro di un laghetto nella tenuta Althorp Estate. La casa in cui ella visse prima di sposarsi.

Il luogo di sepoltura è protetto da 36 querce di specie diverse, gli anni di vita di Diana ma, secondo molti rumors, risulterebbe piuttosto trascurato. La vegetazione, infatti, -lasciata per volere della stessa famiglia Spencer, allo stato selvaggio– occulterebbe del tutto la lapide che risulta irrintracciabile.

Volendole portare un fiore, comunque sarebbe impossibile avvicinarsi ma dal 1 luglio al 30 agosto, quando la residenza apre al pubblico, è possibile renderle omaggio presso un piccolo tempio costruito in sua memoria.

E io, curiosamente, trovo una scelta corretta,  nasconderla da occhi indiscreti. In fondo, l’interesse ossessivo dei fotografi, è stato il punto cruciale delle continue fughe e della battaglia personale in difesa della sua privacy.

Almeno adesso nessuno può più ferirne l’immagine.

Sono prima di tutto una viaggiatrice, annuso la vita e ne trattengo le radici. Quindi scrivo per piacere ma anche per lavoro. Scrivo perché senza non saprei starci. E poi fotografo perché la fotocamera è il mio psicologo personale. Cammino sempre con un animale di fianco, un gatto un cane un cinghiale un ippopotamo. Insomma converso. E poi scrivo di nuovo.

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