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“Echi di Bisanzio” al Santuario del Sorbo

di Emanuela Gizzi
Echi di Bisanzio Mauro Tiberi suona l' Israj Pht Emanuela Gizzi

Gli “Echi di Bisanzio”, svoltosi nel Santuario della Madonna del Sorbo, e organizzato da Archeoclub di Formello, non è stato solo un concerto di voci

L’accordatura e il coraggio

Gli “Echi di Bisanzio”, parte dalle voci. Il maestro Mauro Tiberi -cantore, percussionista, contrabbassista e studioso di strumenti a corde e ad arco- è un direttore di voci.

Le accorda durante una due giorni di seminario e le porta sull’altare appellandosi alla Madonna del Sorbo, alle sue spalle

È difficile mettersi davanti a una platea dopo aver provato poche ore, si rischia di fare una cosa di basso livello. Ma, per fortuna c’è lei che saprà guidarci”

Il concerto gli “Echi di Bisanzio”, si è svolto ieri pomeriggio, davanti ad un altare in restauro. Motivo per cui eravamo lì. L’Archeoclub di Formello organizza spesso dei concerti di musica sacra per raccogliere i fondi da destinare a opere in corso. Ne sono un esempio gli affreschi riportati alla luce nella Chiesa di San Michele Arcangelo, il cui lavoro di restauro ha innescato eventi e presentazioni di grande livello.

Echi di Bisanzio Santuario Madonna del Sorbo pht Emanuela Gizzi Mapping Lucia

Mauro Tiberi, tra i tanti ruoli che ricopre, è uno studioso ed esperto di canto bizantino.

Sotto la Pala della Madonna del Sorbo ha, appunto, dato espressione di questo potente canto cristiano d’Oriente. Si uniscono i suoni che, dalla Grecia Antica, sono arrivati a Roma e che poi si sono diffusi ovunque il Sacro Romano Impero è arrivato. E il Maestro contamina questa forma antica vocale con una musica acustica, elettro acustica ed elettronica.

Oltre al coro, formatosi nei due giorni di seminario, Mauro Tiberi ha eseguito “Gli Echi di Bisanzio” facendosi accompagnare da due strumenti interessanti per valore storico e sonoro.

Echi di Bisanzio Maestro Mauro Tiberi pht Emanuela Gizzi Mapping Lucia

Dopo la prima parte, soffiata da questo coro di voci che diventano strumenti viventi, si è fatta largo la Lira Pontiaca, in Turco chiamata kemençe-i rumî, cioè lira dei romei. Uno strumento ad arco, medievale, legato alla pastorizia che si è diffuso in tutta Europa sulle rotte commerciali bizantine. In Italia è diventata la Lira a Braccio, antesignana del violino. Si suonava in verticale e i Crociati durante le spedizioni e le guerre, la notte, si sfidavano a gara con la lira per i componimenti più belli.

L’altro strumento è l’Israj, tipico dell’India Settentrionale ma, il Maestro Tiberi, ci spiega è di derivazione nord africana. In Africa la musica tradizionale è il risultato dei materiali naturali con cui vengono prodotti gli strumenti, spesso sono zucche, corna, pelli, conchiglie.

Questo, in particolare, ha le corde che vibrano per simpatia, cioè non sono toccate direttamente dall’arco ma solleticate dalle corde vicine che vibrano con lo sfregamento. È l’incrocio tra il Sitar e il Saranghi ed antenato del Dilrugha, solo che più piccolo e con toni più alti.

La sonorità, che si avvicina molto al lamento di una donna e con tante sfumature diverse, sposa le cerimonie religiose indiane perché è un elogio alla spiritualità. Anche se ha una struttura rigorosa e, per tradizione, si basa sulla improvvisazione.

Inoltre, così come ci suggerisce il Maestro Tiberi pare avere una componente psichedelica, che porta a un’esperienza di grande meditazione.

Echi di Bisanzio il coro Pht Emanuela Gizzi Mapping Lucia

Il concerto era, dunque, composto di due anime: da una parte la musica bizantina prevalentemente di natura vocale, e dall’altra due strumenti che ci hanno permesso di viaggiare tra l’Europa, il nord Africa e l’India.

L’affiatamento delle voci, prodotto in due giorni scarsi, è un elemento di grande emozione, fa rimanere col fiato sospeso. C’è qualcosa nell’unione delle anime che sembra toccare parti profondissime, inesplorate. Una preghiera cantata in grado di trascinare la mente in altri luoghi e di ricongiungersi al repertorio rurale delle Scuole Cantorum.

I cantori, tra sperimentazione e tradizione, hanno costruito un mondo antico, pieno di fascino.

Tanti suoni, arrivati fino ai giorni nostri, grazie a persone come Mauro Tiberi che li hanno recuperati e trasformati in Echi. Un’esperienza incredibile.

Il maestro è fondatore del Gruppo Vocale Kairos.


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Sono prima di tutto una viaggiatrice, annuso la vita e ne trattengo le radici. Quindi scrivo per piacere ma anche per lavoro. Scrivo perché senza non saprei starci. E poi fotografo perché la fotocamera è il mio psicologo personale. Cammino sempre con un animale di fianco, un gatto un cane un cinghiale un ippopotamo. Insomma converso. E poi scrivo di nuovo.

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