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Vocalità aurea come sezione aurea?

di Emanuela Gizzi
Mauro Tiberi performer PhotoCredit Emanuela Gizzi Mapping Lucia

La vocalità aurea tra archetipo e rappresentazione sacra è stato un evento di due giorni, di cui posso raccontarvi solo una breve parte

Sentire mille sfumature di suono

La Vocalità Aurea portata sull’altare della  Chiesa di San Michele Arcangelo da Mauro Tiberi, che ha molti titoli ma che chiamerò semplicemente l’accordatore di voci, è un dialogo profondo tra voci.

Un dialogo improvvisato, la cui preparazione tecnica è stata provata durante il laboratorio sperimentale, iniziato la mattina dello stesso giorno.

È stato come assistere a un modellamento dell’aria. Come stare seduti in riva al mare e sentire lo sciabordio delle onde che sfuma in quel suono finale di schiuma.

Una melodia, prodotta solo da un’ensemble di voci, lascia sempre stupiti. In questo caso non c’erano parole, nessuna canzone a confortare la performance, solo la libertà espressiva di un gruppo di riformarsi a vicenda.

Era molto bella la dispersione dell’eco nell’aria, era morbida, era crudele. A tratti evanescente, a tratti cupa.

Vocalità aurea, una vocalist PhotoCredit Emanuela Gizzi Mapping Lucia

Incontro tra pubblico e artisti

Sono stata attratta dal titolo dell’evento “Vocalità aurea” . Ho pensato, di getto, potesse avere a che fare con la Sezione Aurea, usata in fotografia.

Cioè quel cercare di posizionare nei punti esatti di una griglia, appositamente studiata, gli elementi compositivi di una scena. Questo centrare i piani, produrrebbe in fotografia, delle immagini perfette. In questo caso, immagino, il suono perfetto.

Ora non so se ciò che ho pensato e provato corrisponda esattamente alla verità di questi artisti e di questo tipo di musica.

Ho letto, ad esempio, che si parte dalle vocalità antiche indoeuropee e dai canti liturgici, dal loro reciproco approcciarsi. E ho letto che per sperimentarli è necessario seguire l’intuizione musicale e lo spazio improvvisato.

Il concerto credo avesse un pò tutto: sia la disciplina, sia il filone musicale narrativo ma anche il mio pensiero. In fondo l’arte non è arte se ognuno non ci vedesse qualcosa di diverso.

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Sono prima di tutto una viaggiatrice, annuso la vita e ne trattengo le radici. Quindi scrivo per piacere ma anche per lavoro. Scrivo perché senza non saprei starci. E poi fotografo perché la fotocamera è il mio psicologo personale. Cammino sempre con un animale di fianco, un gatto un cane un cinghiale un ippopotamo. Insomma converso. E poi scrivo di nuovo.

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