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Da un paesaggio della Croazia terra-cielo a un mare giallo

di Emanuela Gizzi
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Un paesaggio della Croazia ha fermato il mio viaggio, era lì sul ciglio della strada, tra Makarska e Dubrovnik

Il paesaggio della Croazia che non ti aspetti si palesa mentre guidi, mentre la musica corre nello stereo, mentre chiacchieri con le tue compagne di viaggio.

Là dove regna il lavoro e la pace

Sul tratto di strada tra Makarska e Dubrovnik, appena passato il fiume Narenta, si allarga sulla destra e quindi verso il mare una di quelle terre che dall’alto somigliano a un tetris orizzontale. Un disegno molto tecnico e precisissimo di rettangoli e quadrati, una delle rare forme di perfezione create dall’uomo.
Mi aspettavo, ovviamente, di vedere panorami aperti, molto intensi, ma in quel piccolo angolo di Dalmazia c’era qualcosa di più. Il capriccio di un pittore o di diversi pittori fiamminghi che si erano divertiti a dipingere -in una visione d’insieme- il paesaggio della Croazia più bello di tutti.
Non c’era spazio per la mediocrità, per la dispersione di colori, le forme geometriche erano tutte concentrate in quel fazzoletto di terra.
E il sole era dietro questo capolavoro: trasferiva sulla composizione, dei giochi di luce e ombra surreali.

Il paesaggio della Croazia che riflette il cielo

Le pennellate di verde scuro, verde chiaro e le tinte brunite erano una lode alla terra e, tra loro, rivoli d’acqua, piccoli specchietti e grandi bacini rifrangevano pezzi di cielo. Saranno stati miliardi di rigagnoli, un reticolo straordinario d’acqua, bellissimo, così terreno ma anche così metafisico!

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Non ho fotografie di quell’istante di magia, quasi quella sensazione dovesse restare lì, tra il finestrino e i miei occhi. Non ci riuscii a catturarne l’essenza e mi chiesi, d’altronde, come avrei potuto mettere tutto quel mini mondo dentro uno scatto.
Ero certa avrei perso lo stupore riguardando la fotografia.
Mi trovai imbarazzata di fronte alla geometria perfetta di quello che poteva sembrare un giardino francese, ma non lo era. Che poteva sembrare un giardino zen ma non lo era.
Era un campo agricolo, un’arte povera, un insieme di appezzamenti coltivati a regola d’arte da cui filtrava il cielo. La più bella zona acquatica che avessi mai visto.

Un ricordo che dura tutta la vita

Quel preciso sviluppo di rettilinei mi fece ripensare a quando studiavo tecnica del disegno e a quanto mi era piaciuto scoprire la linea di fuga, ricavarla sul foglio, e da quella partire per disegnare la profondità di campo. Ecco, in quel paesaggio della Croazia non c’era una linea di fuga ma tantissime, tutte impazzite.
Ogni tanto, quando dentro di me regna il caos, ripenso a quella regolarità, a quella pace visiva. Mi piace riprendere quel ricordo custodito gelosamente nella memoria e farne tesoro. A volte funziona: il senso della vita e delle cose si fa più chiaro.
Non so come si chiami quella terra dalmata ma so che mi ha concesso un’emozione grandissima. E spero ci sia ancora, che le sue pitture siano rimaste invariate negli anni. Da google map sembra di sì!

Da un paesaggio della Croazia a un altro

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Più avanti, sulla statale, a un certo punto abbiamo deviato. Stanche di stare in macchina, nel notare l’indicazione di una spiaggia, ci siamo arrese al suo richiamo.
La spiaggia di sassi era alla fine di un lungo e arzigogolato sentiero sterrato, proprio dove si allungava una compagnia di pini fieri.
Camminammo per un po’ lungo il sentiero che costeggiava la spiaggia, poi le mie amiche hanno trovato il loro spazio tra i pesci, io mi sono arrampicata su uno strapiombo roccioso, poco distante.
Sono rimasta seduta su una roccia per quasi un’oretta a fissare i cambiamenti di colore, sia dell’acqua che del cielo, che da un punto punto di azzurro leggero si andavano piano piano striando di un amalgama giallastro.
Anche quello, mi parve trasformarsi in un paesaggio della Croazia tra i più belli per effetto della luce diafana.

Tramonto dalla scogliera

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Mi sono lasciata dondolare dalle boe che galleggiavano e dai corpi di quei coraggiosi che affrontavano la scogliera. I tonfi secchi scaturivano applausi da parte di un nutrito stuolo di fan.
Ho osservato tutti questi contorni dorarsi, anche se il tramonto si fermava in fondo, sull’orizzonte, mentre sopra la testa era apparso un cappello fumoso di nuvole di sabbia che minacciavano pioggia.

Il paesaggio della Croazia si colora di giallo

Nel tornare verso la spiaggia, i colori erano profondamente mutati. La spiaggia non era imbiondita dal sole ma incenerita dai nuvoloni di sabbia. Di là dalla roccia il mondo era dorato, di qua dalla roccia era cinereo, arcaico. Di là sfumato, di qua le linee nette.
Sembrava la classica fotografia ritoccata in cui si aumenta il contrasto, i colori diventano grigi e solo alcune cose restano colorate, tipo i giochi ad acqua dei bambini che galleggiavano a riva.
La strana luce rimbalzava sui sassi, sui visi, sui corpi, e li levigava, rendendoli lattescenti. Anche quello mi sembrò un paesaggio della Croazia degno di nota, spiritato o spirituale.

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Proprio mentre facevo cenno alle mie amiche di andare, un bambino colpì la mia attenzione, era fermo davanti a me, aveva un accappatoio blu indosso, e un sasso in una mano. Ci giocava come se questo potesse essere un binocolo, mi rivolse un sorriso simpatico. Lo presi come un segnale di buona fortuna, non so perché.

Lo salutai, era il momento per noi di rimetterci in macchina alla volta della tanto sospirata Dubrovnik.

 

 


UN RICORDO DI MAKARSKA
UN RICORDO DI DUBROVNIK


TRE PAESAGGI DELLE ISOLE LOFOTEN


 

Sono prima di tutto una viaggiatrice, annuso la vita e ne trattengo le radici. Quindi scrivo per piacere ma anche per lavoro. Scrivo perché senza non saprei starci. E poi fotografo perché la fotocamera è il mio psicologo personale. Cammino sempre con un animale di fianco, un gatto un cane un cinghiale un ippopotamo. Insomma converso. E poi scrivo di nuovo.

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