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La Francigena e i sogni di chi passa di li

di Emanuela Gizzi
Sulla Francigena PhotoCredit Marco Scarpellini

“Salve, sono la Francigena e i sogni sono il mio pane quotidiano” pare di sentire l’eco di una storia antica ma mai come oggi così attuale

Il pellegrino frangino PhotoCredit Marco Scarpellini

Incontri che cambiano il mood

Quando la Francigena e i sogni viaggianti si incontrano non può che nascere una grande storia.

Per noi, camminare sulla Francigena, è un fatto quotidiano, ci passa sotto casa, quasi non ce ne rendiamo conto. Percorro il tratto urbano che attraversa il centro storico ogni giorno: il mio cane, Mela, è molto affezionata ai suoi angolini.

E mi capita quindi di avere contatti con i pellegrini, spesso chiedo loro da dove arrivano, dove alloggiano. Il dove vanno è scontato, siamo l’ultima tappa prima di arrivare in Vaticano, sono quindi diretti a Roma.

Così mi è capitato di incontrare Roberto Ferrando, Marco ScarpelliniEnrico Capraia Marchetti, Alessandro Giuntini, Corrado del Carlo.

Arrivavano da Pisa, novanta ore di cammino sulla tabella di marcia; e alloggiavano nel Palazzetto sulla Francigena, poco fuori dal centro storico di Formello.

Non so per quale motivo gli ho chiesto qualcosa in più. Istinto, forse. I loro sguardi impegnati, forse. O forse devo ringraziare Mela che, con i suoi occhioni, li scrutava incuriosita. Un cane, a volte, vede oltre. E non sapete quanto.

Scopro così che non erano solo pellegrini e che quella scintilla, accesasi fra me e loro, portava proprio a dei cani propedeutici.

il pellegrino frangino PhotoCredit Marco Scarpellini

Il pellegrino frangino PhotoCredit Marco Scarpellini

La Francigena e i sogni di un gruppo di Pisani

Riavvolgo il nastro per presentarveli.

Sono partiti da sportivi, con gli zaini moderni in spalla, da Piazza dei Miracoli e sono arrivati in Vaticano col cuore gonfio.

Il loro collante, suggerisce Enrico nel suo diario di bordo, è l’entusiasmo e lo spirito di squadra. E, personalmente, leggendo anche il resoconto dell’undicesima tappa -che riporto sotto-, mi rendo conto di quanto anche la sofferenza unisca profondamente.

Ale sta ormai bene, la sua vescica è solo un ricordo; Marco marcia al solito come un treno merci; Corrado ci guida col suo modo discreto ed educato e, ogni tanto, ci fa un po’ da guida turistica (conosce bene la Francigena e Roma); Roby sta meglio col ginocchio e, mi rendo conto, di quanto deve aver sopportato; oggi è il mio turno per soffrire. Va bene”

Quando l’umanità e l’umiltà prendono il sopravvento contagiano ogni cosa e quindi è bellissimo leggere una frase semplice e sentire dentro il senso stesso del viaggio .

Quattrocento chilometri di tante cose che non sono solo capitoli di una storia, sono somme di sentimenti che si aggiungono e che, in qualche modo, hanno cambiato il peso di quegli zaini.

La Francigena e i sogni PhotoCredit Marco Scarpellini

La Francigena e i sogni PhotoCredit Marco Scarpellini

I sogni che cambiano la visuale

Abbiamo corso il rischio di perdere un po’ del prezioso tempo di cui la vita moderna di oggi sembra essere così avida e abbiamo cercato di usarlo per realizzare un sogno”

Questo è un pensiero di Enrico, che si aggiunge a molti altri, e fa riflettere. Lo stesso le considerazioni sull’acqua. Noi la diamo per scontata ma, su un tragitto così lungo, l’acqua è la protagonista. Sperare di incontrare una fontanella lungo il percorso fa maturare una consapevolezza diversa di questo bene primario.

Mi piace anche il valore che Enrico da a un bastone. In città non te ne fai nulla, è vero. Sulla Francigena invece diventa prezioso. Marco, racconta Enrico, se li conquistava strada facendo, scegliendoli uno a uno, per il resto del gruppo. All’inizio una scomodità incredibile, un fattore in più da portarsi in giro, poi sono diventati un appendice del corpo.

E io trovo sempre straordinario come si possa mutare. Mutiamo noi, mutano le cose.

Questi uomini hanno camminato sulle tracce di Sigerico suddividendo il percorso in undici tappe per raggiungere una causa, più che una meta. Scopro così che il loro sogno di percorrere la Francigena è legato alla raccolta di fondi per il Progetto Pet Therapy 2020 della Fondazione Maffi.

Roberto mi aveva accennato che la struttura si occupava di anziani, di disabili, di senilità, degli ambiti sociali che mi hanno fatta sentire molto vicina alla loro storia. Mi hanno conquistata quando li ho incontrati, l’evidente impegno per il prossimo ce l’avevano scritto in faccia. E il progetto dei cani che alleviano la malattia, che possono dare respiro alle persone che soffrono, è un’idea che condivido in pieno. Per questo ho voluto saperne di più

Quindi gli ho chiesto come avrei potuto leggere il resoconto del loro viaggio, dove avrei potuto contattarli, se potevo scrivere su Mapping Lucia del loro passaggio a Formello.

Sono simpatici, come tutti i toscani, gli ho lasciato il mio contatto e puntualmente il giorno dopo ho trovato la loro richiesta di amicizia su Facebook.

E quindi da qui è un’altra storia ancora, perché leggo il diario delle tappe, scritto da Enrico, e guardo le fotografie di Marco, mi immergo attraverso il loro sguardo sulla Francigena e i sogni di ognuno di loro, e nella Fondazione Maffi.

Sono onorata di averli incrociati in Via XX Settembre, soprattutto dopo aver letto le tante vicissitudini prima di arrivare a Formello.

Il senso di fermarsi a parlare con chi è di passaggio è quello di incoraggiarli, almeno io lo faccio per questo motivo, è utile per loro -che hanno ancora della strada davanti- ma è utile anche per me che, affidandogli un pensiero, mi sembra di viaggiare insieme.

Formello scorcio PhotoCredit Marco Scarpellini

Formello scorcio PhotoCredit Marco Scarpellini

E arriva Formello, decima tappa

Sono rimasta colpita dalla loro onestà quando mi hanno detto che nel tratto laziale, ma anche a Formello, non hanno trovato -ovunque- il senso di accoglienza. Che molti di quelli che sono preposti ad accogliere non guardano al pellegrino singolarmente, non gli prestano l’attenzione dovuta.

Invece ogni fatto resta nella memoria del pellegrino, il quale porterà con se anche il più piccolo dei ricordi: perfino il pezzo di pizza che gli è stato venduto e il pizzaiolo che gliel’ha venduto. E quindi ricorderà se, chi lo ha accolto, è stato educato, gentile o l’inverso.

Poi Roberto ha stemperato dicendo “arrivare a Formello e scoprire che oggi è la festa del patrono mi ha risvegliato, l’ho preso come l’ennesimo fatto simbolico di un viaggio che è stato costellato di cose particolari”.

Ho ringraziato, nel cuore, San Lorenzo, per la sua inconsapevole ospitalità. Sono sempre felice quando il paese in cui vivo restituisce qualcosa di bello alle persone che lo visitano. Non so perché però mi fa stare bene, me ne sento partecipe.

Lo stesso, resto commossa, quando Enrico scrive della loro visita al Santuario della Madonna del Sorbo.

Qui il tratto è allietato dal fresco e dal verde dalla Valle del Sorbo dove querce secolari e antichi monumenti naturali di tufo raccontano storie di viaggiatori e pellegrini di tutte le epoche.

E’ facile, qui, volare con la fantasia e sentirli vicini, e condividere con loro vedute e rumori di un ambiente puro e naturale che sembra avere il potere magico di poter fermare il tempo e unire nel cammino viandanti di tempi diversi…

E’ sempre qui dove, lasciando per un attimo e un breve tratto la traccia della Via Francigena segnata dalle moderne carte digitali e superando un breve salita, che si arriva al Santuario della Madonna del Sorbo: un oasi di pace e spiritualità che ci regala un altro dei tanti bei ricordi di questo viaggio.

Al nostro arrivo al Santuario sono i canti della Santa Messa¸ insieme a quello delle cicale e degli uccelli del bosco ad accoglierci. Lasciati fuori gli zaini e posati bastoni e cappelli su una lunga tavolata sotto il fresco portico, entrare in Chiesa è una sosta provvidenziale e una gradita pausa dal caldo.

Appena il tempo per il timbro sulle nostre Credenziali, e una preghiera mentre il parroco celebra la funzione, e ci rimettiamo in cammino.

Ci riforniamo di un nuovo, desiderato, carico di acqua fresca, che rende più lievi gli ultimi chilometri per l’ultimo tratto lungo le vallate del fiume Cremera, poi a malincuore lo lasciamo per arrivare finalmente a Formello, meta di questa tappa”

Pensierino

Io credo che chiunque abiti un luogo quello diventa il suo luogo. Non può non andarne fiero se questo risponde alle esigenze di chi passa, è attrattivo, viene colto come un fiore, raccontato ad altri.

Mi piace pensare che la bellezza non è un fatto distante da noi e mi piace pensare che la bellezza più grande è saper accogliere chi arriva e guarda alla stessa bellezza.

Spero che questi magnifici uomini riusciranno a raccogliere la somma di 2.300 euro che, date le normative vigenti, sono necessari perché il progetto della Pet Therapy sia adeguato e conforme alle Linee Guida Nazionali dell’Istituto Zooprofilattico delle Venezie.

Buon Cammino ai volontari della Fondazione Maffi e ai “Fratelli Preziosi” assistiti nella struttura

 

Inserisco qui il link utile per chi volesse approfondire il Progetto Pet-Therapy della Fondazione Maffi.

Invece qui un estratto del diario di Enrico, per chi volesse approfondire la Francigena e i sogni di Roberto, Marco, Enrico, Alessandro e Corrado che sono passati per Formello

Se desideri aiutare la Fondazione Casa Cardinale Maffi Onlus alla realizzazione del progetto “Pet Therapy” 2020:

Bollettino postale su cc n. 14025571

Intestato a: Fondazione Casa Cardinale Maffi Onlus

Causale: “Pet therapy FCCM”;

oppure

Bonifico bancario IBAN: IT09A0637070692000010003910

Intestato a: Fondazione Casa Cardinale Maffi Onlus

Causale: “Pet therapy FCCM”

 

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Sono prima di tutto una viaggiatrice, annuso la vita e ne trattengo le radici. Quindi scrivo per piacere ma anche per lavoro. Scrivo perché senza non saprei starci. E poi fotografo perché la fotocamera è il mio psicologo personale. Cammino sempre con un animale di fianco, un gatto un cane un cinghiale un ippopotamo. Insomma converso. E poi scrivo di nuovo.

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