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L’ultimo corvo del Sacro Speco di Subiaco

di Emanuela Gizzi
Sacro Speco Interno xilografia di Strafforello Gustavo

L’ultimo corvo del Sacro Speco di Subiaco è un articolo filtrato dal racconto di Giuseppina, questo è il suo luogo del cuore

Il confine del Paradiso

Il mio cuore si è aperto dinnanzi al Sacro Speco di Subiaco, già dalla prima volta che lo visitai, così, di tanto in tanto come se un richiamo mistico mi incitasse, torno a visitarlo.


Ci sono stata anche di recente. San Benedetto trovò nella celebre grotta un rifugio dal mondo, per pregare, raccogliersi e da lì fondare il monachesimo occidentale. Da questo piccolo convento, su un’altura che guarda a Subiaco,  il monaco diffuse il suo credo sull’Aniene fino, poi, a travolgere tutta l’Europa.

La Grotta è come una noce e intorno si è formato l’intero complesso del Monastero di San Benedetto. Due ali sovrapposte fissate alla roccia che, mi colpì molto in una lettura, Petrarca definì

il confine del Paradiso, tanto è bello

Spiritelli del Sacro Speco

In effetti, c’è una grande spiritualità anche in questo connubio religione-roccia.

Per anni San Benedetto si ritirò in questo luogo, e non c’era nulla allora, oggi invece c’è un viavai di visitatori. Forse, nonostante quel che pensiamo, la frenesia del quotidiano -che ci risucchia- ha bisogno di trovare pace. Di sentirsi calmata. Non c’è dubbio che entrare in contatto con noi stessi fa rinascere una scintilla, che ci vive dentro e spesso dimentichiamo di avere. Nel Sacro Speco, anche se solo per un istante, io l’ho sentita brillare, mi sono sentita ricongiungere ad una luce interiore dimenticata.

L'ultimo corvo del Sacro Speco Subiaco

Sposato alla Natura

E poi c’è tutto il resto che è talmente quieto e raccolto da farci percepire i nostri passi come una simbolica violazione.

Ho camminato nel Bosco Sacro, fino a giungere davanti al Monastero e, guardandolo, ho capito perché Papa Pio II lo definì “Nido di Rondine”. L’Architettura sposa la Natura in modo gentile e rispettoso, quasi le pareti fossero l’opera degli uccelli migratori, desiderosi di costruirsi un riparo sicuro.
L’interno mi ha rapita. Nel Sacro Speco ci si sente vacillare tra quella roccia, quell’architettura e il dirupo sotto. E poi nel dirupo un torrente immaginifico -di cui si percepisce la presenza- per via dell’eco dell’acqua, nella valle.

Di fronte agli affreschi ci si sente travolti

Ci sono affreschi unici che odorano di storia come il ritratto -fatto in vita- a San Francesco d’Assisi. L’esemplare più antico del suo genere e meglio conservato al mondo. E poi l’Ultima Cena che domina l’Antico Refettorio, datata Trecento.
Scorrendo le pareti si arriva agli affreschi macabri, che nonostante abbiano un linguaggio furioso colpiscono l’immaginazione. Io sono rimasta a fissare per molto tempo la Morte sanguinaria, che sferza con la spada giovani e vecchi, come fossero carne da macello. E Frate Macario, che si erige a guida conducendo lo spettatore nelle tre fasi di decomposizione dei cadaveri.

Le pareti del Sacro Speco

Poi ho distolto lo sguardo e mi sono lasciata assorbire dalle raffigurazioni di corvi, fedeli compagni dei benedettini fin dal medioevo, dipinti proprio nell’atto di sottrarre una pagnotta -avvelenata- destinata al Santo.

Il frate che ci fece da guida nel Sacro Speco di Subiaco, aveva un marcato accento tedesco, che però, di fronte a quel dipinto di corvi, sembrò perdere del tutto. Come se l’emozione gli addolcisse le parole. Poi capii perché.

L’eloquente rispetto verso il pennuto nero lo indusse a ricordare la scomparsa dell’ultimo esemplare allevato nel Monastero. Ci disse, alla fine di uno sproloquio romantico, “Siamo ancora in lutto”, che culminò con un’occhiata ironica alla propria veste nera. Un divertente aneddoto che ha acceso in me un ulteriore empatia verso il luogo sacro.

Sacro Speco Affreschi PhotoCredit Carlo Raso

Gravità e Segreti nel Sacro Speco di Subiaco

C’è perfino un cortile dei corvi ed è il luogo in cui la Statua di San Benedetto -raffigurata con un braccio proteso e mano ferma- scongiura la caduta dei massi dal sovrastante Monte Taleo.

Ferma o Rupe non minacciare i miei figli

E’ la scritta che sembra appunto il grido muto del Santo. La parete, visibilmente obliqua, suggestiona, pare essersi cristallizzata, in un tempo e una circostanza precisi, lontano da noi, dal nostro sapere. E’ diventato quasi armonico quello spazio tra la mano e la roccia, sembra delineare una misteriosa forza di gravità. Una magia occulta. Una di quelle storie per cui si visitano i posti.
Lo stesso fascino che ho ritrovato nel Cammino di San Benedetto, attraverso la cui lentezza dei passi si entra più profondamente in ascolto della propria interiorità.  Si costruisce quasi un ponte immaginario.

Antichità delle antichità

Invece, nella Biblioteca di Santa Scolastica, c’è una distanza abissale tra le sue opere e il mondo.
Nelle stanze non vi è traccia di manoscritti dei tempi di San Benedetto, ma qui, vengono protetti i Codici Antichi contenenti le Lettere di S.Agostino. Sono sotto chiave il Salterio di S. Girolamo, ricco di preziose miniature e, infine, i famosi Incunaboli, culla della scrittura a caratteri mobili, i primi libri moderni realizzati in serie.
Forse, dopo l’Archivio Segreto del Vaticano, mi viene da pensare, possano essere i testi più antichi e segreti presenti in Italia.

Per alleggerirmi la mente ho seguito la pancia: i monaci sono famosi per gli amari alle erbe ma anche per le marmellate e l’Erboristeria. ho acquistato un po’ di ogni prodotto e con tranquillità li ho annusati e assaggiati tra le mura domestiche, per ricordarmi di quelle sensazioni che restano dopo un luogo tanto affollato di bellezza.


Dal Sacro Speco di Subiaco ad altri viaggi regalati:
Il lago di Tiberiade e la strada di Gesù
Petra come “La Variopinta”, come città Fantasma


Leggi questo racconto – sogno misterioso:
Il lago e la mano: Un racconto a metà


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Sono prima di tutto una viaggiatrice, annuso la vita e ne trattengo le radici. Quindi scrivo per piacere ma anche per lavoro. Scrivo perché senza non saprei starci. E poi fotografo perché la fotocamera è il mio psicologo personale. Cammino sempre con un animale di fianco, un gatto un cane un cinghiale un ippopotamo. Insomma converso. E poi scrivo di nuovo.

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